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~ -Il rombo silente del motore immobile- blog di poesia di francesca canobbio

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La legge del buio by Bob Quadrelli ft Francesca Canobbio

29 mercoledì Nov 2017

Posted by Francesca Canobbio - rosadstrada in arte, audio-poesia, bob quadrelli, composition, comunicazione di servizio, cultura, francesca canobbio, la legge del buio, letteratura, libri, libro, musica, Oèdipus, poesia, poesia, prosa poetica, versi, versi poetici, prosa poetica, prose poetiche, scritture, Senza Categoria, video-poesia

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arte, bob quadrelli, la legge del buio, libro, Oèdipus, poesia, prosa poetica, video-poesia

Video del Maestro e premio Tenco Bob Quadrelli estratto dal mio nuovo libro “La legge del buio” in uscita a gennaio per le edizioni Oèdipus

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La legge del buio XIII

21 mercoledì Ott 2015

Posted by Francesca Canobbio - rosadstrada in arte, composition, cultura, foto, immagini, ispirato, letteratura, letture, libri, libro, poesia, poesie, prosa poetica, prose poetiche, racconti, scritture, versi, versi poetici

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la legge del buio, libri, libro, prosa poetica, versi poetici

Quanto si piega, si sferza, si liscia, si ammoscia, si dirige nelle ghiandole e nel sangue, di giorno in giorno, nell’esausto caos del momento preciso in cui si ci accorge di essere ancora vivi, dopo ogni notte, alla suprema alba dei canti diurni che riconducono all’esausto desco del travaglio sull’asta del saltimbanco in perenne fuga dalla caduta voraginosa nella selva del cervo abbattuto durante la caccia sfrenata alla preda del mondo, un fantasma senza arte né parte a guidare il proprio baule in trasferte per vette e pianure di spazi che rigettano i corpi affilati dalla lotta perenne con la propria figura che si dirige di maschera in maschera verso sepolcri di mondo a conciliare baldorie e preghiere con giorni e notti a venire a supplicare una veste di pace sul soffitto inamidato del cielo che farfuglia canti che badano alla nuvola disastrosa in laghi di pioggia e lacrima di misteriosa fattura che infanga la terra di spermatica vita in divenire di orti e di fiori maldestri senza braccia e su un solo piede nello sguardo paralizzato delle loro croci a corona del cerchio dell’esistenza mutilata dei fiori per belletti ad inutili altari di sandali tripedi per santi che portano la pace nel cuore di una croce o di una moschea o chissà quale tempio per nuove sante guerre che vorrebbero decidere del tuo destino celeste, quando il colore è una nota iridescente, iris spietata che investe l’umano della costosa fatica di stare al giorno svegli alla luce dei giorni, iris dell’anima sola e disfatta che non prega che il diritto alla separazione dal matrimonio con il corpo terreno e si esalta di momenti di fulgida estesi in abbracci spietati con l’etere eterno in ogni momento di rara unica sacra e sfuggente ventura di gioia, riposta nell’unica carne che ci possa rendere immuni dal fuoco del mondo, il corpo astrale nel viaggio verso ritmi di armonia che non sono mai negati a nessuno e costelleranno l’essere nella notte dello spirito, quando tutto si consumerà nella pace del respiro che dissesta le membra alla sincope sicura di inspirazione ed espirazione della terra, dei fiori amputati che stillano gocce di profumi per arti parzialmente invalidi come quelli della memoria, che si consuma oltre la soglia al cigolare della messa eterna sull’altare del palco che imitatori di sagome consumeranno esperte di battute a dare le voci più grandi ai più piccoli nella genesi di ogni creatura plagiata da madre e padre terra, in una lingua che solo in pochi, superato il buio, sapranno pronunziare e non lallare per parlare con la forza che conviene alle creature senza corpo del vero cielo umano in terra

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La legge del buio XII

20 martedì Ott 2015

Posted by Francesca Canobbio - rosadstrada in libri, libro, poesia, poesie, prosa poetica, racconti, scritture, versi, versi poetici

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la legge del buio, libri, prosa, prosa poetica, versi, versi poetici libro

Icaro perde le ali e la piuma per lasciare il suo segno nel mondo col fuoco del sole dei giorni a venire di lente prodezze della fatica del tempo che si indaga nell’esperienza di un inchiostro che non è che la vita al largo dell’antico sogno di confine entro un confortevole guscio a noi familiare e comodo ad ogni risveglio. Io cerco la pace nei giorni sereni di un mattino ma la mia anima abita il buio e con lui si spegne onirica in ogni letto disfatto e rifatto per la pace del corpo fino a che pace non lo separi dal corpo e gli tenga la morsa serrata sino al crocchiare delle ossa dimenticate sul marciapiede che abbiamo trovato ultimo giaciglio in nostro potere d’uomo con Icaro battuto per terra che lascia per sempre cio’ che lo colpisce a morte e lo divorerà per tutto il percorso della sua vita con chiaro coraggio trascorsa nel tempo di un viaggio che riporta a tutte le fasi della storia umana, a tutti i periodi che struccano in un assolo magnifico ed unico di struggente abito stonato e per persona di maschera in maschera sempre più antica e smodata nei toni, sino al pargolo del proprio figlio, di una prole di cuccioli impegnati a restituire il calore mancante da una vita, quella fiamma del focolare non per ragioni di forza costituiti consanguineamente, ma in virtù del proprio odore e della sostanza che è vera linfa di vita per l’uomo.
Il fuoco sacro dell’affetto è scarso sul suolo terrestre abituale al nostro sentire diurno e abbiamo un sonno per abituarci alla morte che sboccia ogni sera sul cronografo dei giorni e della sfera di spicchi di arancia amara del sole e della fatica umana dell’individuo spremuto in un cocktail stratificato dal ghiaccio dei simulacri della propria anima sempre in una coltre più fitta di lame che squarciano fredde le ali di Icaro al sapore di libertà al podio soffiato sulla candela di elio sovrano che ci infiamma le membra di un colore che solo il bambino può riscoprire nei giochi del mare di un ulisse che guida la nave della avventura ai confini della cromatizzazione terrena.
Nel buio la luce. Sia.

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La legge del buio XI

19 lunedì Ott 2015

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la legge del buio, libro, prosa poetica, versi poestici

Il sole ha fatto una ruota sul buio centro delle nostre coscienze.
E un attimo si è affilato di iridescente croma di luce.
Altri giorni come lazzareti putrescenti al sapore della pena incisa dagli avi nel dna dell’umana creatura.
Colpa di fatiche per il popolo sepolto dalle gerarchie che solo il buio spegne con la tiepida e sacra corolla del sonno che investe le membra di nuova linfa e spegne la diurna saga della nostra incomprensibile esistenza al fuoco di questo cielo rosa, che nell’inverno delle stagioni apre le nuvole ad un sole che si coalizza con la sagoma degli uccelli a portare l’annuncio di nuovi canti al travaglio che mal sopportano le curve schiene del mondo sovrappopolato da città di schiavi che lo abitano intero nell’ora orizzontale, quando abbia da appiccare incendi sul nostro cuore che solo la follia del giorno conosce, sepolta dal solo sacro benedire del sonno che ripara i fianchi alle colonne della terra sparigliata per le trame di un reame per ogni Prometeo la cui aquila assassina squarcia il fegato consunto per quel gesto folle di illuminare il mondo che solo gli idoli attraversano indenni.
Processioni di uomini che ascoltano il canto dell’aquila a ritornare alla carne col becco di sangue che scrive la storia della luce nel cantiere del mondo, una fucina per gli storpi lavoratori delle miniere terrestri, dove gli orrori spaziano da spazio a spazio di suolo, capovolta ogni benedizione che maledettamente si dispiega a canto di tenebra come un cobra che abbia inciso la propria coda con i denti nell’uroboro della bestemmia perpetua dell’umano sopravvivere in questo purgatorio di luce.
E si apre una nuova tenda per l’attore del colosseo di fiere pronte all’assalto di un circo senza confini. Ed una nuova bestia ci insegna la bestia sin dai nostri primi giorni.
Bestia che sono, che sei , che siamo in questo anfiteatro per figuranti mai originali, persi nella scena di un gobbo buio che ribatte di parole gli spartiti sempre uguali per suoni di intarsiate cetre di pelle umana che vibrano del soffio che l’umana sofferenza ha inciso sulla carotide aperta dalla vita sicaria che richiede un compenso di morte per ogni figurante del pianeta e installa nell’ esercito 12000 aste di guerra per armi a combattere il fuoco dei giorni nella battaglia che tappa i musi all’unisono canto del sole per ogni spalto di generazione una nuova entrata nel girone della saga putrescente dell’esistere fra corpi vivi e corpi sepolti, che troveranno pace per la benedizione di un unico e solo buio totale e sacro alla vittoria di thanatos liberatore sovrano

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La legge del buio IX

05 lunedì Ott 2015

Posted by Francesca Canobbio - rosadstrada in la legge del buio, letteratura, letture, libri, libro, poesia, prosa poetica, prose poetiche, scritture

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la legge del buio, libri, libro, poesia, prosa poetica, versi poetici

La mano non è solita abitare lo spazio fra il rimando di un sogno e l’offerta di una certezza, perché è tutto di sogno il viaggio in questa metropoli di mezze misure e piazze di letti ancora sussurranti un calore che non ti ha saputo ancora una volta scaldare la notte, sino al giorno in cui tutti i giorni non sono che pennellate di notti, abbandonate al fluire stantio di un diario dell’oblio che segue il decorso della malattia di restare appesi ad una vita, che sia o meno vita lo sai dalla certezza imposta al tuo umore che ti stacchi di dosso come sughero e ti lasci sanguinare fino alle ginocchia ogni volta che il calendario ti ripete la sequenza dei giorni, degli anni, dei mesi che restano depositati sul fondo di un decanter per liquidi che di te stesso dovrai ingerire per sublimare l’assenza della vita, che scorre sola, con il ritmo del fiume e non si lascia bere né intendere per mezze misure se non nel costrutto che intendi affidarle nell’ennesimo solito stratificato progressivo buio di avanzi di piatti e pietanze buttate sul fosso dello stomaco di ferro che prima o poi farà ruggine anche esso cavalcando fra le sondabili progressive ipotesi di ciò che non potrai più permetterti di ingerire in veleni di terreni materiali senza sostanza di forma e peso e massa superiori alla tua stessa massa e portata e il lento rifiutarsi delle labbra di agire con un morso o solo una parola ti cadrà nella pancia più forte di ogni pasto e con maggiore certezza saprai di essere sazio di tutto questo.
Con la magrezza dei fantasmi ti trascini sul sepolcro dei giorni e passi la notte in un bianco dove non c’è spazio che per l’immobilità, la stessa immobilità che ti strascichi addosso da quando non hai più tempo per i tuoi giorni, imbastendo di buio e sua legge ogni gesto di pura sopravvivenza che si esprime con un lento dialogo fra te e il buio medesimo, dove il buio è solito tacere e flagellare di silenzio ogni coro andato perso bambino e se il bambino piange è solo e non ha lingua, ma lalla il canto del buio che si trasforma in verso di poesia e canto quando per quanto non saremo seri gli daremo una voce che sappia ridere e gioire del confine fra buio e luce, fra angelo e diavolo, fra bestia e umano con la metafora della favola della scoperta del fuoco sempre viva e prima in caroselli e reclame di limoni spremuti come spicchi di giorni che acidano l’accidiosa impotenza e assenza di glucosio di un diabetico senza arti che ha perso anche l’ultima mano nel riflesso del suo stomaco malato e ormai scrive di saliva il cuscino della morte che l’accamparrà fra il sonno e l’oblio dei farmaci in un ennesima adolescenza alla morsa fra il volere e il volare oltre la morte che solo l’infermiere che rifà il letto potrà segnalare alle autorità senza autorità e all’autore senza spartito per lo sparuto chiodo ennesimo distaccato dal muro che ha perso il ritratto del vostro ennesimo sosia.

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La legge del buio VIII

25 martedì Ago 2015

Posted by Francesca Canobbio - rosadstrada in la legge del buio, prosa poetica, versi, versi poetici

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la legge del buio, prosa poetica, versi poetici

Il buio è l’origine.
Di ogni sogno. Di ogni incubo.
Di ogni rito al fuoco dell’anima circondata dal buio sovrano.
Siamo la discendenza di un buio creatore che persiste nel buio e che non vuole farsi luce.
Posso solo esorcizzare il buio. Questo è in mio potere. Ribaltare una prospettiva di buio in una visione di luce. Ma quanto durerà questa luce? Ogni luce ha una carica che si esaurisce ad ogni nuovo esorcismo di buio. La storia dell’uomo è una storia di buio illuminato da luci illusorie, che vengono spente nell’istante in cui nasce un nuovo fuoco fatuo alimentato dall’anima di una presenza che si è ingigantita nel buio con la forza di dottrine categoricamente spente da altri fuochi illusori che non danno che la somma all’intermittenza nel buio sovrano che è origine e fonte e traguardo di ogni vita.
Tutta la passione a far divampare fuochi che si spengono come il fuoco di ogni amore.
Ogni leggenda è una traccia che brilla anteposta ad un’altra leggenda che segna la mappa che illumina il cielo buio.
Come un oroscopo di stelle che l’oracolo scruta per sfuggire alla legge del buio.
Ma quanto è instabile una sola stella nel cielo, che si spegnerà, comunque.
Ma quanto vana, ogni profezia, ogni teoria, ogni esorcismo di questo fosco e nero buio,
forse un buco nero che attrae ogni luce possibile, senza lasciarne traccia, ineluttabile.
Certo pesante, il buio. Ma non meno della luce.
Al buio nascono sogni di luce, ma alla luce non resta che il sonno e nessun sogno.
Il buio è tanto sottile che nessuna metafisica lo può afferrare.
La mano vaga nascosta da una mano magica che le regala la potenza.
Là dove nel buio ho già rinunciato alla mia mano e mi copro questo corpo di fuoco
con la medesima sostanza di buio che è plausibile a queste notti di viaggio nel buio.
Viaggio, cammino, notte eterna di una vita per un corpo di luce nato dal più totale buio.
Se ho trovato una legge che mi ha fatto esistere in ogni dove e per sempre questa era una legge di buio.
Mi specchio negli alfabeti bui, che mi danno la coincidenza della mia esistenza in ogni cammino terrestre e che co-incidono la mia vita con segno indelebile e buio sulla mappa del viaggio.
Solo allora mi vedo riflessa in un passato che è presente ed è futuro e per quanto sia mistero nel buio è comunque “visibile”.
Mi faccio poi talmente sottile di buio nel giorno e nella luce, per convenzione, da tornare invisibile a me stessa per non accecare con il mio fuoco l’altrui buio.
Ma mi resta il filo presso ogni punto che ha segnato il mio corpo col cuneo del buio.
E mi resta questa filosofia del buio che mi accende lo sguardo negli illimitati che mi fanno viva e mi danno compimento e compito.
Io sono la buia coincidenza. E ‘ la prima forma di conoscenza per il persistere nella legge del buio. E per leggermi nel buio senza caso buio.

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La legge del buio VII

18 giovedì Giu 2015

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poesia, prosa poetica, versi, versi poetici

Il mio canto è buio.
Il canto del mondo è un canto buio.
Quanto d’oscuro nella pinacoteca dell’essere a memoria ogni giorno
una notte che è un giorno,
dipinta di un fragrante rombo oscuro che cela ogni volta, volta celeste,
volto di scatto una pagina a riguardo del confine fra buio e luce
e resto confinata nello sguardo, e nel riguardo, cosa ho visto?
Forse la somma sulle carte da gioco, un gioco al buio,
una apertura a mani nude dove tutto è anello
e nudo è tutto ciò che mi resta di questo gioco aperto al buio.
Ho vinto la mia nudità, posso specchiare i miei occhi nel mio buio,
posso aspettare un abito per uno scostumato e quanto mai eterno mordere il buio
sotto l’albero della sapienza, dentro gli anelli dell’albero, cosa, se non memoria?
Non ho ricordi di luce, ma di anelli di luce nella costanza del taglio dell’albero,
sfrondo, piallo, levigo, tocco con tocco di buio a mano morta il mio bottino di gioco.
L’anello che mi lega a te è il mio patrimonio nel gioco del buio.
Catene concentriche di anelli, come fossero occhi negli occhi,
e sincronici sguardi in un presente onnipresente: la vita mi ha dato in regalo
l’anello nel buio. E posso accecare di lusso il mio buio con l’anello del mio occhio segreto
ogni sguardo inciso sulla pietra del mio anello.
Faccia sfaccettata di una pietra che è la terra che calpesto
e che porto nella testa e nelle mie mani.
Ma quante mani ancora? Chi spezzerà l’anello?
Si spezza l’anello se il gioco non è un gioco ma c’è una regola ed un padrone del gioco: buio. Il gioco. Si specchia in uno sguardo che ruba occhi per ciechi.
Chi lo ha mai visto?
Il mio occhio vigila terzo, le mie seconde labbra origliano, il mio primo istinto
è un buio che apra alla luce.
Ora non è chiaro ciò che dico
e mai lo sarà, perfino agli amanti nel buio.
Chiaro lo scuro di un oscuro fra gli scuri con la scure che spezza l’anello.
Taglio.
Inciso.
Non è sangue che mi aspetto, ma è il sangue che mi aspetta.
Fino al sangue che arriverà fino alla legge del buio.
Circolazione. Cuore che spasima per una ancora notte.
Ed è il buio.

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La legge del buio VI

18 giovedì Giu 2015

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poesia, prosa poetica, versi, versi poetici

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Quanto più di cielo comprendiamo, compresi dal buio ubiquo per da lontano e onnipresente da vicino.
Onnipotente cielo che ci siamo riusciti a rovesciare nella vita di terra in un ingresso
che era un’anticamera per ogni rito della vita di casa
quasi fosse stata casa nostra a preparare le scale al cospetto di una necessità di salvezza
dinanzi al dovere di dare spazio allo spazio che ci fa essere spazio con lui e sotto le regole di ogni cielo.
Cielo che cielo!
Sospetti ad ogni nuvola e c’è il sole, ma chiedo la luna.
È la promessa che faccio al buio di rimanere sempre in tempo per lo spettacolo del black out che mi darà un podio d’argento
mentre l’oro del cielo si fa in terra
la rappresentazione di tutto ciò che amiamo,
a raggi che ci comprendono a seconda
del tipo di amore che mettiamo in accordo con Luce,
ma è buio che ospita Luce
e sempre più cara è la corrente di una lampada da sfregare per realizzare i sogni quando è buio a far da padrone
e anche se non è il buio
per grazia di una Grazia concessa come miracolo
è il miracolo stesso che è buio.
Dunque non c’è uomo di luce che non sia uomo di buio.
Dunque luce lucente di disco in discorso di punta sta per ora nella legge del buio, legge di punta, puntare un dito al cielo nel buio e a riveder le stelle, forse, se è abbastanza buio.
A rivedere le stelle!
A rivedere le stelle a costo o senza costo di quanto circuito.
Scintilla ogni nome sulla mappa della terra e non pesa alcun assenza di segnale in assenza di gravità.
E pesa l’assenza nella sua gravità.  Vago. Vago?
Sorge il dubbio,  illuminando il buio, nello spazio vuoto.
Nello spazio.
Vuoto.

*( A riveder, le stelle! )

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La legge del buio V

09 martedì Giu 2015

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poesia, prosa poetica, versi, versi poetici

Presenza in assenza di chiarore
per il raggio che mi comprende senza svelarsi di raggio.
Ciò che resta,
ciò che sono
è una icona fiorita di buio nella luce incommensurabile.
Mi riparo nel buio che mi è concesso
e solo allora posso destreggiarmi come ombra fra le ombre
nell’idioma castano che mi porto appresso, perla nera di una collana
che si scuce di giorni luttuosissimamente amorevoli, nella farsa della penombra
che si dispiega ai contorni di sagome per occhi velati
che riparano dal Sole prossimamente al lusso di caverne oscure
dove scandaglio la bruma nell’onice puro di un respiro prossimo
al respiro più stolto, analfabeta di gloria, agli albori di ogni possibile albore
opaco e sereno nel mistero intellegibile che mi dà nome e vita.
Porto processioni di candele dinanzi al mio dio e io sono la candela che si consuma.
Porto il mio fuoco dentro e non ne scorgo lampo fuori da me,
fosco astruso barbaro ignorante nel mondo
come il mondo che mi ha messo al mondo
e di ogni mondo io sono il tetro incomprensibile crepuscolo
che si spreca di fede per ogni legge del buio che mi ha dato la luce.
Il mio credo sfavilla orchestrato dal più sincero dei miei perché
e il mio perché è un’isola di buio senza voce.
La lettera che mi comincia non conosco.
La lettera che mi conclude la ignoro.
Nel frattempo una successione di caratteri che mi fanno da carattere
inchinati nella pece di un inchiostro che non osa parlare
che del mio mistero tanto teneramente agognato.
Del mio mistero io sono il perdono nel buio
e del buio io sono il perdono alla luce delle mille e una notte
che mi racconto nella insolubile legge del buio.
Sarà una favola a lieto fine?

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La legge del buio IV

04 giovedì Giu 2015

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poesia, prosa poetica, versi, versi poetici

Come ringraziare la legge del buio se il buio mi legge?
Diremo che al buio io sono una presenza, un fantasma.
Il buio è più luminoso della luce del sole,
per quanto siano sole tutte le presenze che distano più dal
Sole che dal Buio.
E’ questione di statistica.
Siamo i figli del buio e ci brillano gli occhi, al Pensiero.
Nel buio il pensiero è fantasia, inesauribile.
Nella fantasia il buio si colora di ricami di originale fantasia.
Nei miei occhi brillano le stelle che cadranno al buio.
Il buio mi legge quando sto per cadere.
Basterebbe una spinta e giù,
perderei ogni luce che abita i miei occhi scavati nel grembo buio
di ogni madre,
che mi precede nel buio e che nel buio trova rifugio.
Chi fotografa il buio una volta
lo porta nel cuore per sempre.
Il buio mi morde, ma il buio mi dona.
Mi dona alla luce che non mi morde come il buio,
ma che mi scava una porta per rifugio.
Siamo i profughi del buio, alla luce, e combattiamo la nostra guerra
da illuminati, se conosciamo la legge del morso del buio.
Ho un capo buio addosso, quando mi parla l’Amore
Ho una corona di stelle sul capo del buio quando sono Amore.
Se spengo la luce sono certa di ritornare alla luce,
attraverso il buio.
Attraverso buio.
Sono di buio se tu mi leggi la notte in pieno giorno
ed io mi accendo di fuoco vivo per cibarci,
Mangiastelle, occhi grandi,
pupille.

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La legge del buio II

03 mercoledì Giu 2015

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Superstizione, Michelangelo Antonioni (1949)

Ci sono occhi che riparano occhi.
Buchi neri come di pupilla che attraversano ogni superficie
senza copiare felicità, versano la moneta degli occhi
come vogliono le mosche agli astanti
per lasciarti solo nel vitreo
dell’occhio di bue
se la luce è ancora amica
di qualche proscenio
se hai ancora la tua parte di buio da colorare
con un cono da parentesi teatrale,
prima che ogni buca parli
la lingua di ogni buca
sgretolando i fossi dalle croci trapiantate nelle corde
della memoria, nel sovrasuolo parlante che odi nelle feste dei morti
che sono i nostri secondi e terzi nomi
che sono i nostri secondini a noi antecessori
stretti nei palmi non più i visi, ma le voci
nella balera che sovrasta la camera
ed ancora non puoi salire
a nessuno scatto è data l’apertura di una porta
sulle terrazze di coloro che furono i vicini.
Ma chi di scala perisce di scala ferisce
innalzando il tuo essere all’epopea dei superstiti
vai sganciando gli occhi da Euridice
ad ogni quasi notte della tua vita.
E’ la legge del buio
specchiarsi negli spettri di ciò che non siamo
abitare tutta la galleria di un museo
senza conoscerne il pittore.
Solo il nero fra le mani
fra mille soli neri fra le pagine
con la medesima successione di numeri irrevocabili
voto d’altri tempi
per il miracolo della vita
ad ogni immagine e somiglianza
d’occhio e croce

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La legge del buio

03 mercoledì Giu 2015

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L’eclisse, Michelangelo Antonioni (1962)

La legge del buio non è dettata da notte alcuna.
Il riposo non è paura degli occhi,
ma spesso la vista è così vasta che il buio vince la notte.
Ecco che l’eco di una o più voci, un ritornello che ritorna
richiama alla memoria quel tanto di nero che ebbero le pupille
sganciate dagli occhi, senza colore, o, se si vuole
temporale d’iride, tutte le iridi non fanno una pupilla
quando il riflesso è solo nel vetro di un quadro,
sia esso l’universo di un pavone come un poeta
che stacca una piuma a favore dello sguardo animale
che soprassiede ogni cosa che siamo
ed il primitivo nero si fa percossa agli sguardi
e non posso dirmi cieca
se leggo fra le righe del tempo
ciò che sono stata, ciò che sono,
quando arriva ciò che sarò
nella tempesta delle statue che portano i copioni
a svolgersi come deve svolgersi un copione
anche dietro ai cori più alti, non sarà che commedia
una cosa ridicola, sempre più imbarazzante per quanto semplice
nel proprio orrore perpetuandosi.
Dite a colui che mi ha scritta che ogni verso si ripiega
e torna.
Dite che le lettere non trovano più spazio nel foglio:
è caduto l’inchiostro sulla parola “Amore”.
Non c’è copista che mi legga intera
sin da quando sono venuta alla Luce
ci sono bozze e brogliacci da recitare a braccio
ed ecco che io perdo la tua mano.
Li ho visti sulle scale a bestemmiare su tornei
di lancia, a tirarmi i dadi dell’esistere,
fino a moltiplicarmi i punti sui dadi affinché non avessi pace.
Le finestre parlano chiaro.
Le finestre parlano scuro.
Se mi ritiro per un giorno di dadi forse non cadrà nessun punto.
Se la macchia sul foglio ha consumato ogni favola, non ha cancellato la leggenda.

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Rotta a tutto

08 venerdì Nov 2013

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poesia, prosa poetica, versi, versi poetici

La rotta a tutto non può che ricomporsi in spezzoni che sfasciati a ogni nastro la parte del pezzo la scheggia in un ritaglio di brano spartito ci vuole la scheggia ed il tocco per il servizio d’articolo determinato a tempo indeterminato luogo comune a chiunque  eppure solo per pochi uscire dalle righe trovare la linea ed il fregio per solcare ogni fila e passare davanti davanti davanti in fronte averlo scritto

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Tutti giù sempre

03 domenica Nov 2013

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poesia, prosa poetica, versi, versi poetici

per tessere al parco filo club l’entrata in una nuova room in  un saloon  contavamo gli attimi e poi i secondi primi dopo primi noi x terzi in periodi distanti d’istanti stanti tanti stenti quanti i lenti calanti concatenanti le perle ed i punti dei pianti issati sui colli preziose le strette dei denti sul riso mondato mandato dal cielo
miracoloso ad ogni fine che è confine di un nuovo fuso e uno filo nodo in gola per una trama quanta storia gloria e miseria della materia lo studio di una puntata sulla bandiera e sulla luna per un marziano e bach che suona mentre muore il gas e l’acqua che sbolle nessuno la sala e non sale più niente non sale più niente non sale più niente scendono tutti giù sempre

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Flight

06 lunedì Mag 2013

Posted by Francesca Canobbio - rosadstrada in poesia, prosa poetica, scritture, versi, versi poetici, video-poesia

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poesia, prosa poetica, scritture, versi, versi poetici, videopoesia

“Dust or destiny : a sermon from science” (1949)

Quando lasciare quell’angolatura è potere di chi può sospendersi oltre il sospeso dai piedi di podi soffiati ai soffitti sinfonici e soffici in geometrie replicate dai suoni a spartiti in chiave di stormo che batte ogni tempo secondo minuto nell’ora in un a solo adesso compiuto

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27 venerdì Lug 2012

Posted by Francesca Canobbio - rosadstrada in comunicazione di servizio, eventi, francesco marotta, la dimora del tempo sospeso, poesia, prosa poetica, rebstein, scritture, Senza Categoria, versi, versi poetici

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eventi, francesca canobbio, francesco marotta, la dimora del tempo sospeso, poesia, prosa poetica, quaderni di rebstein

Oggi, sul prestigioso ed amato blog di poesia di Francesco Marotta, “La dimora del tempo sospeso”, il mio quaderno “Riverberazioni rosa”. Grazie f.m.

LA DIMORA DEL TEMPO SOSPESO

Quaderni di RebStein
XL. Luglio 2012

Francesca Canobbio

______________________________
Riverberazioni rosa (2012)
______________________________

 

***

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Chiamarsi al buio verde

16 lunedì Lug 2012

Posted by Francesca Canobbio - rosadstrada in prosa poetica, versi, versi poetici

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poesia, prosa poetica, versi, versi poetici


“Emotion” (1966) – Nobuhiko Obayashi

La mano è perfettamente piccola nei suoi rapporti stringe rapporti imperfetti del suo ciclo che accellera corrente fino a cascate e lava, calda, la dinastia di un popolo che l’accerchia, guerrafondaio gioca a nascondino con la lama nel taschino, piegata dalle stirpi angeliche che l’ancorano al suolo ancora per la pace di un comunicarsi oltre tempio che nulla conosce di verbi ma è l’unico che parla di vento in dì venire, chè ricordare di nome, chiamare, investire di un abito o abitare, se bussi ti sarà detto avanti, verde, il verde ricordo e porto avanti, mare non ti frena, sei tu che lo conduci marinaio, la conduci alla tua spiaggia e la fai fresca di una cantina in cui ti chiamò mistero per tua volontà e tu fosti con lei salvo per quel chiamarsi al buio

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Avevano il capo alla suola di nero chinato

04 lunedì Giu 2012

Posted by Francesca Canobbio - rosadstrada in poesia, prosa poetica, versi, versi poetici

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poesia, prosa poetica, versi, versi poetici


“The Dying swan” danced by Yvette Chauviré

Avevano il capo alla suola di nero chinato i Cigni di strade distratte, bianco su nero, nero su bianco: D’ama non D’ama. damina. Pedina che luce corre nello spazio in un fiore alla vita, che la dilata sì che morte non li separi -diceva- me ne punterò al grembo chi regga lo sguardo oltre ogni morte in una danza per occhi, per portarli a casa prima che una stagione di palchi chiudesse, nell’appassire dei gigli d’una primavera che muore ormai soffocata dal sole, avranno lo sguardo della capriola miracolosa che dura il tempo dell’eclissi

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Concerto (al minimo)

25 mercoledì Apr 2012

Posted by Francesca Canobbio - rosadstrada in musica, poesia, prosa poetica, scritture, versi, versi poetici

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poesia, prosa poetica, scritture, versi, versi poetici



 

hai scavalcato il pianoforte fino alla sua coda- fino a tastare le corde che tese a capestro con un pizzico o più di follia davano la morte sospesa nel nastro fatto scorrere al collo che pendendo una nota sul petto fanno il cuore maiuscolo più dello spazio- stella nana- stellina di ottave in colonne di marmo sonoro- e cerchi- dall’alto scorgo e cerco dalla cupola quanto di celeste ormai giunto- quanto dista l’oscuro nell’ordine spartito da dio- se ha un suono il suo passo sulla scala o porta- un profilo di mani giunte fanno un coro su questo pavimento che hai ormai tentato capovolto quando con tutta la voce- tutte le voci sono uno schianto?

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Quella risata che parte dalla fine – mio estratto da “Capitalismo Rivista”- numero speciale: Psicosi- Testata contro il muro

11 sabato Feb 2012

Posted by Francesca Canobbio - rosadstrada in arte, capitalismo rivista, composition, poesia, prosa poetica, scritture, versi, versi poetici

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capitalismo rivista, poesia, prosa poetica, rivista, versi, versi poetici

    

Ho cambiato il colore dei miei occhi su una pagina di legno che frutta marciapiedi per i sorrisi mai recapitati alla posta del mio cuore a trampoli. Sono caduta al primo sbattere di ciglia, ma adesso tutto è celeste, mia pupilla. Domani ti regalerò anche qualche nuvola per coprirti come un occhiale, e sarai perfetta al microscopio, come il virus del singhiozzo che mi ha ucciso.

Il cobalto è soltanto l’inizio. Mi eserciterò su ogni capriccio di sfumatura possibile, sino alla fine del nero che inchioda una luna come un pulsante premuto per sbaglio in un quarto argento secondo su un podio di cielo che suona l’inno apolide con mano sul cuore del donatore e l’organo pizzicherà sui tasti una marcia funebre in ricordo delle sue canne

Giratevi pure di schiena senza scatto alla risposta della mia domanda quando vi si dice nel foglio che si approssimano incertezze, come l’esempio che azzarda i ricordi, sempre, su coste divise da mari antartici e non si viene per trovare che un ago in un pagliaio, senza filo per ricamo, ma sfilato dal braccio di un malato che ha trovato la sua cura, il suo ricovero

Spingere tutto. Come una carrellata sui volti scomposti dei neonati affamati di fiati dopo la chiusa. Urlano l’aria e tacciono terra che non conoscono, sul braccio che si tatua a cifre di carcere, tacche alle sbarre del tribunale di una vita senza giudizio e la pena scolpita a sangue nei geni, fino a che scompaiono in una x di giorni i ricordi primi o in un punto senza ricordo di secondi o restano ignoti, terzi

Ti raccoglierò i suoli per sola salita fra le pietre ad ago di scalzo piede, in questo passo arreso che compio con il legno fra le mani, ad entrata libera nella sagra delle nostre età, così diverse sugli scampoli di stoffa, così uguali sulla carta d’identità, così differenti per un pelo, mio amico cane accanto, a cui sorride la coda

La mia cartolina è tutta un cielo di cicogne che portano vita. Colori da spazi en plen air come i pittori e i loro tubetti lasciati a seccare sui davanzali delle giostre panoramiche delle mie finestre che danno sul vuoto della ragione a favore di un volume altissimo della mia voce, che sento, qui, con le oche, e con lo stupido tono con il quale ti dico ti amo. Affrancata.

Lui è un trompe l’oeil, che vedo solo io e che esce dal foglio con la mano aperta a portarti il saluto delle parole turchine. Volano in cielo le sue donne, come le anime degli insetti morti nei cimiteri dei bambini e gli uomini si fanno piccoli come le case delle lumache. E il mare copre ogni sua ultima lettera nello spazio fra me e un suo punto, come un’ onda che bacia ogni altra onda

Ti mostrerò l’esorcista di fiori che è in me, sciogliondo la paralisi di petali e foglie. Un trucco senza inganno, quello di sfogliare tutto come fanno le stagioni, il libro del tempo non risolto, viaggio che non ha assoluzione e chiama allo stadio, in una partita persa in partenza e con un rigore perfetto, d’arrivo con ghirlanda, che rimanda a casa senza punto. Di ritorno

Aveva una voce di carta con un suono d’inchiostro, che conteneva tutti gli endecasillabi sibilanti del canto delle sirene incantatrici e prendeva le curve sul foglio come la s di un cavalluccio di mare. Non poneva barriere coralline con il suoi punti d’interpunzione, ma già sapeva che fra lui e un paesaggio marino c’era un abisso, perché il cielo è più grande. E lui ,ora, è lì

Vorrei rincorrere il tuo sorriso amletico per i marciapiedi di tutto il paese, fino a piangere per i miei piedi scalzi asciugando le lacrime col fazzoletto di desdemona perché noi siamo la tragedia che si ripete sulle nostre bocche come un titolo di coda sino alla parola amen. E senza gli angeli

Guarda le macchie dei fiori sul prato e dimmi se non c’è qualcosa di più pulito. Guarda i puntini delle stelle nel cielo e dimmi quale sospensione potrebbero darti questi miei giocattoli bui….. Guarda la coda di un cane felice e dimmi quanti denti ha quella risata che parte dalla fine 

       in
        due parole
      c
      r
     o
     c
     e

      f. a. c.

“The Magician” (1926) – Rex Ingram

_______________________________________________________________
scarica qui il numero di —CAPITALISMO RIVISTA—   Psicosi
http://capitalismorivista.wordpress.com

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P*ROSE – Video Filmato Poetico

03 venerdì Feb 2012

Posted by Francesca Canobbio - rosadstrada in arte, composition, poesia, prosa poetica, scritture, versi, versi poetici, video-poesia

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Video Poesia – Flight

21 sabato Gen 2012

Posted by Francesca Canobbio - rosadstrada in arte, composition, musica, poesia, prosa poetica, scritture, versi, versi poetici, video-poesia

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avant à l’arrière – present by the past

19 giovedì Gen 2012

Posted by Francesca Canobbio - rosadstrada in composition, poesia, prosa poetica, Senza Categoria, versi, versi poetici

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poesia, prosa poetica, versi, versi poetici

i miei giardini. genova

i miei giardini. genova - francesca canobbio

Del fuoco fatuo
che mi segue in figura
come un jolly che accosta
ogni ventura 
io porto la targa mia
del mio territorio
nel passo 
della fiamma fresca 
di un flash
alla carta che si pesca
che è mappa sul mio mare 
di vecchie spade
fra cavalieri
di fumo
inalati
come la nebbia alla bocca
dove un porto
fugge dietro
la parola
che ancora
e la terra
si passa
che è fretta
e pace
insieme
d’insieme
seme
e
neanche il fango
su quel prato
che è un letto
coperto
fiore
che non ti
chiamo
mazzo

 
_
Il cobalto è soltanto l’inizio. Mi eserciterò su ogni capriccio di sfumatura possibile, sino alla fine del nero che inchioda una luna come un pulsante premuto per sbaglio in un quarto argento secondo su un podio di cielo che suona l’inno apolide con mano sul cuore del donatore e l’organo pizzicherà sui tasti una marcia funebre in ricordo delle sue canne

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Video Filmato Poetico “solfeggiato a reclame di bocca persa”

04 mercoledì Gen 2012

Posted by Francesca Canobbio - rosadstrada in poesia, prosa poetica, scritture, versi, versi poetici, video-poesia

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immagine di testata - mio collage di dipinti dell'artista Pino Pontoriero per Asfaltorosa
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francesca

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contatti: asfaltorosa@libero.it

Era un autentico falsario conosceva a menadito i trucchi del mestiere. Pose la sua firma sul manoscritto ed io riconobbi nella sua mano la stessa mia mano che riproduceva la nostra calligrafia.

NOTA per commentatori fantasiosi

non credo sia possibile lasciare immagini nei commenti ai post di questo blog, se non solo all'amministratore( a me è concesso). per le immagini, potete lasciare il link all'immagine stessa. per i video, che sono invece ammessi da wordpress, inserire il link lungo di youtube che trovate nelle opzioni dello stesso youtube grazie a tutti.

il mio editore – l’arcolaio

per ordinare il mio libro scrivere a info@editricelarcolaio.it o rivolgetevi alle migliori librerie

Premiata dalla rivista di ricerca letteraria ANTEREM al concorso Lorenzo Montano

su nazione indiana

mie poesie ospitate da Daniele Ventre su blog NAZIONE INDIANA

su nazione indiana : concordi a kanop – me & bob quadrelli

Tracce di Asfalto Rosa su Reb Stein

QUADERNI DI REBSTEIN XL

Lettura di INFERNO MINORE di Claudia Ruggeri – Il Matto (prosette) estratto

Ospite del blog delllo stimato professor Gabriele La Porta

l’inferno minore di Claudia Ruggeri su RebStein, con una mia lettura a Il matto, prosette

su la rosa in più

su Poetarum Silva

su viadellebelledonne per l’albero del futuro

su word social forum

su il giardino dei poeti

SU NEOBAR: SINESTESIA CON ROBERTO MATARAZZO

su carteggi letterari

su perigeion con la legge del buio

su rebstein – la dimora del tempo sospeso di francesco marotta con un estratto da la legge del buio

quaderno di poesia su issuu

Grazie per le 2293 letture al quaderno di poesia, dal 21 marzo 2011 ad oggi, 21 marzo 2012!! un anno pulcherrimo :)

LA MIA RIVISTA

CAPITALIMO RIVISTA—organo ufficiale dell’era contemporanea

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  • Stefano Guglielmin, Dispositivi (Marco Saya Edizioni, Milano 2022) marzo 3, 2022
     Stefano Guglielmin, Dispostivi, Marco Saya Edizioni, Milano 2022, euro 10,00     Quarta di copertina:   Questo libro evidenzia la centralità dei dispositivi nella nostra esperienza quotidiana, scegliendone alcuni di esemplari rispetto al poetico e alla salute. Essi si rivelano decisivi nella determinazione del soggetto che scrive e che vive, al punto da con […]
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  • Bando del Premio di poesia e prosa LORENZO MONTANO XXXVI edizione gennaio 20, 2022
     ANTEREM RIVISTA DI RICERCA LETTERARIA ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE SENZA FINI DI LUCRO        Premio di poesia e prosa Lorenzo Montano   t r e n t a s e i e s i m a   e d i z i o n e   Il Premio è dedicato a Lorenzo Montano (Verona 1895 – Glion-sur-Montreux 1958), poeta, narratore, critico; tra i fondatori di una delle più importanti riviste del primo […]
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  • Isabella Bignozzi su "Misura del sonno" di Federico Federici gennaio 17, 2022
     Emissioni sulla soglia: a proposito di Misura del sonno, di Federico Federici «L’écriture est une sorte d’usine. L’univers est sa première et dernière demeure. L’atmosphère contemporaine de la Terre renferme une grande quantité de molécules et de mots».   Così afferma Federico Federici, fisico, artista concettuale e poeta visivo, in Biophysique Asémique (LN […]
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  • Elizabeth Schön (di Erika Reginato) gennaio 3, 2022
     Elizabeth Schön: la luce della poesia venezuelana. Erika Reginato   Ogni uomo richiede quello che è infinitamente inesauribili. Dal vecchio contadino (1983), Elizabeth Schön   Lo scrittore Gustave Flaubert scrisse nella sua corrispondenza: “La poesia è precisa come la geometria”. Si referiva all’esattezza della parola nello spazio appropriato. Scrivere su l […]
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RSS Poetarum Silva

  • ‘Gli scomparsi’: Michele Mari Maggio 23, 2022
    Gli scomparsi sono i libri che non abbiamo mai saputo di voler ritrovare: libri dimenticati, libri fuori edizione, libri introvabili, libri mai tradotti, libri trascurati. Ogni settimana qualche brano da un libro“scomparso”, nella speranza che questo piccolo spazio nascosto possa contribuire a riesumarne qualcuno. Edoardo Pisani...
    redazionepoetarum
  • Sara Vergari racconta ‘Estate corsara’ di Alessandra Corbetta Maggio 21, 2022
    Un frammento di vita apre Estate corsara (Puntoacapo, 2022) di Alessandra Corbetta, uno di quelli che restano attaccati alla memoria del cuore ma che solo la poesia rende immortali. Ci sono momenti irripetibili che si fanno già mito mentre li stiamo vivendo, e se non si...
    redazionepoetarum
  • Storie di un’altra storia: La Grande Macchina di Mauro Germani Maggio 20, 2022
    Il racconto che proponiamo oggi appartiene alla raccolta Storie di un’altra storia (Calibano Ed.), di Mauro Germani. Si intitola La Grande Macchina, ma potremmo anche chiamarla ‘la grande ossessione’, perché , in questo caso, la cura e la dedizione non sono che l’altra faccia di...
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  • Robert Frost: la natura e il tormento (a cura di Giulia Bocchio) Maggio 18, 2022
    Robert Frost, uno dei maggiori (se non ‘il’ maggiore) poeta americano del Novecento è il solo, nel suo genere, a essere stato insignito per quattro volte del premio Pulitzer, ma non sono i premi che contano, in questo caso. Un premio non racconta necessariamente...
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  • ‘Gli scomparsi’: Domenico Rea Maggio 16, 2022
    Gli scomparsi sono i libri che non abbiamo mai saputo di voler ritrovare: libri dimenticati, libri fuori edizione, libri introvabili, libri mai tradotti, libri trascurati. Ogni settimana qualche brano da un libro“scomparso”, nella speranza che questo piccolo spazio nascosto possa contribuire a riesumarne qualcuno. Edoardo Pisani...
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RSS Carteggi Letterari – critica e dintorni

  • Nelle rapide in secca dell’autunno
  • Per un figlio
  • Per un figlio a Messina
  • La farfalla
  • Conversazioni con i morti
  • Hailalue! Certo, come no
  • Finché mi regge la carta. Incontro con Francesco Balsamo
  • primo tempo di un fuoritempo,come una domanda
  • La poesia del giorno: “Primavera, o nel tuo amore c’è il dolore di un fiume” -Yang Lian
  • L’Artè delle cinque: “La toilette” – Henri de Toulouse-Lautrec

RSS perigeion

  • Petra Korsič, tre poesie Maggio 23, 2022
    traduzioni di Michele Obit včasih se mi zazdi da je Bog zelo človeški ko se pogovarja z mano ravno v trenutku ko mi pripoveduje govori s človeškim jezikom in tedaj … Continua a leggere →
    francescotomada
  • Una poesia di Alfonso Brezmes Maggio 20, 2022
    di Cupido Non è la migliore di Quando non ci sono, l’antologia pubblicata l’anno scorso da Einaudi nella traduzione di Mirta Amanda Barbonetti, e neppure di Ultramor, la raccolta originale da cui è … Continua a leggere →
    guidoq
  • 3 di > Yannis Yfandìs Maggio 15, 2022
    Originally posted on LA DIMORA DEL TEMPO SOSPESO: 3 (poesie) di Yannis Yfandìstradotte da Massimiliano Damaggio Πως ζούμε μυθικά μας διαφεύγει Πως ζούμε μυθικά μας διαφεύγει. Πως ο ζητιάνος στη…
    ninoiacovella
  • Maria Grazia Amati, intervista di Vincenzo Di Maro Maggio 12, 2022
    di Vincenzo Di Maro DA  UN ALTRO SECOLO: VITTORIA AGANOOR, “LEGGENDA ETERNA” Intervista a Maria Grazia Amati, curatrice per l’editore Bertoni della collana “Donne in Poesia”, con alcune poesie dell’autrice. … Continua a leggere →
    ninoiacovella
  • 3 di > Stràtos Kossiòris Maggio 8, 2022
    Originally posted on LA DIMORA DEL TEMPO SOSPESO: Autoritratto, Chrònis Bòtsoglu 3 (poesie) di Stràtos Kossiòris (Στράτος Κοσσιώρης)tradotte da Massimiliano Damaggio Οι άνθρωποι γύρω μου Οι άνθρωποι γύρω μουκλειστά παραθυρόφυλλαερειπωμένων…
    ninoiacovella
  • Gianni Montieri, Ampi margini Maggio 5, 2022
    Per quanto contenga anche un gran numero di testi che provengono da alcune fra le sue raccolte precedenti, Ampi margini di Gianni Montieri (LiberAria) non può essere considerata un’antologia: prima … Continua a leggere →
    francescotomada
  • 3 inediti di Manòlis Anagnostàkis Maggio 1, 2022
    Originally posted on LA DIMORA DEL TEMPO SOSPESO: Traduzione e introduzione diCrescenzio Sangiglio Le poesie che seguono non risultano inserite in nessuna raccolta di Anagnostakis. E sono del tutto sconosciute,…
    ninoiacovella
  • 3 di > Andréas Kentzòs aprile 28, 2022
    Originally posted on LA DIMORA DEL TEMPO SOSPESO: Suspended, Chloe Early 3 (poesie) di Andréas Kentzòstradotte da Massimiliano Damaggio Επανασύνδεση Τυχαία βρεθήκαμε στον δρόμομετά τόσα χρόνιαμιλήσαμε κι αγκαλιαστήκαμε Και τώρα…
    ninoiacovella
  • Eserciti di carta, di Antonio Santiago Ventura aprile 26, 2022
      Il sole aveva i suoi eserciti di carta, e li mandò nel mare a svelare le grazie della luna. Ma la luna, che ha il cuore di un uccello … Continua a leggere →
    ninoiacovella
  • Loriana ‘Ari, “Silenzio, soglia d’acqua” aprile 20, 2022
      di Camilla Ziglia Una quarantina di testi brevi o brevissimi trascina ipnoticamente il lettore, si lega in un flusso di coscienza che travalica i singoli frammenti per restituirsi intero … Continua a leggere →
    Giorgio Galli

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