Poeta, scrittore e artista contemporaneo. Direttore artistico del Festival Internazionale di Poesia di Genova e della rassegna European Voices. Presidente Circolo dei Viaggiatori nel Tempo (Italia) e Poésir (Francia). Artista fondatore del progetto internazionale S-Volta celeste
Genova di mio fratello.
Cattedrale. Bordello.
Genova di violino,
di topo, di casino.
Genova di mia sorella.
Sospiro. Maris Stella.
Genova portuale,
cinese, gutturale.
Genova di Sottoripa.
Emporio. Sesso. Stipa.
Genova di Porta Soprana,
d'angelo e di puttana.
Genova di coltello.
Di pesce. Di mantello.
Genova di lampione
a gas, costernazione.
Genova di Raibetta.
Di Gatta Mora. Infetta.
Genova della Strega,
strapiombo che i denti allega.
Genova che non si dice.
Di barche. Di vernice.
Genova balneare,
d'urti da non scordare.
Genova di "Paolo & Lele".
Di scogli. Furibondo. Vele.
Genova di Villa Quartara,
dove l'amore s'impara.
Genova di caserma.
Di latteria. Di sperma.
Genova mia di Sturla,
che ancora nel sangue mi urla.
Genova d'argento e stagno.
Di zanzara. Di scagno.
Genova di magro fieno,
canile, Marassi, Staglieno.
Genova di grige mura.
Distretto. La paura.
Genova dell'entroterra,
sassi rossi, la guerra.
Genova di cose trite.
La morte. La nefrite.
Genova bianca e a vela,
speranza, tenda, tela.
Genova che si riscatta.
Tettoia. Azzurro. Latta.
Genova sempre umana,
presente, partigiana.
Genova della mia Rina.
Valtrebbia. Aria fina.
Genova paese di foglie
fresche, dove ho preso moglie.
Genova sempre nuova.
Vita che si ritrova.
Genova lunga e lontana,
patria della mia Silvana.
Genova palpitante.
Mio cuore. Mio brillante.
Genova mio domicilio,
dove m'è nato Attilio.
Genova dell'Acquaverde.
Mio padre che vi si perde.
Genova di singhiozzi,
mia madre, Via Bernardo Strozzi.
Genova di lamenti.
Enea. Bombardamenti.
Genova disperata,
invano da me implorata.
Genova della Spezia.
Infanzia che si screzia.
Genova di Livorno,
Partenza senza ritorno.
Genova di tutta la vita.
Mia litania infinita.
Genova di stocafisso
e di garofano, fisso
mordimi la mano magra / mentre muoio mormorando melismi modulati in metriche / mimate da me medesimo mescolami tra mille malie e / mangiami mastina masticando membro a membro le mie manie muoviti melliflua mugolando molesta e / magnetica manovra la mia mossa maldestra mia moina maestra / ma mostrami il maestoso monumento al morbo del momento molato in malleabile marmo / in muliebre movimento mmmmmm mamma mia m'arrendo alla tua morfologia e / m'innamoro dei molteplici misteri della tua magia mandami al martirio mondandomi e mietimi / il mio midollo molle manipolandomi madido di miele millefiori madonna mia / martellami mentalmente mentre mi masturbo mordace nella mischia malato mezzo matto masochista / maledicendo il mondo mio misero e maiale m'affranco meditandomi meschino mortale e / m'arrampico migrando per medicare il mio mostruoso millenario male mmmmmm medicina muschiata di malizia / magari non ti merito malgrado matrigna ma non mentirmi mai montandomi a memoria / mettiti il mantello e matami mia morbida mantide maligna
Un bacio ad apparir bocca beata di un cobalto per tetto illuminato soffitto di cielo rovesciato nella sabbia di un deserto contenuto fra il margine di vetro in clessidre mio corpo tempo-spazio oro isolato di sole nascosto imperfetto silenzio bianco nido di carne per inchiostro o schizzo rapido pennello sconosciuto sulle rose di un vaso a centrotavola ricamo sopra il lino di un sudario ci staresti sai in un quadro verticale nella tazza ad inzuppar risvegli
"Troverai sulla sinistra della casa di Ade una fonte/ e accanto ad essa un cipresso bianco che si drizza/ a questa fonte non avvicinarti troppo./ Ne troverai un’altra, dalla palude di Mnemosine,/ fredda acqua dalla fonte corrente; dinnanzi stanno i custodi./ Dì loro:"Della terra sono figlio e di Urano stellato./ la mia stirpe è dunque celeste; ma questo sapete anche voi./ Io sono ardente di sete, e muoio; ma datemi, presto, / la fredda acqua che scorre impetuosa dalla palude di Mnemosine" /Essi te la daranno a bere dalla fonte divina,/ e allora insieme ad altri eroi tu salirai in alto". (*) (*) Dalle lamine auree ritrovate nelle tombe orfiche a Roma a Creta e nella Magna Grecia, (IV-III sec. a. C.), lunghe pochi centimetri e appese al collo dei defunti.