Video del Maestro e premio Tenco Bob Quadrelli estratto dal mio nuovo libro “La legge del buio” in uscita a gennaio per le edizioni Oèdipus
29 mercoledì Nov 2017
Posted arte, audio-poesia, bob quadrelli, composition, comunicazione di servizio, cultura, francesca canobbio, la legge del buio, letteratura, libri, libro, musica, Oèdipus, poesia, poesia, prosa poetica, versi, versi poetici, prosa poetica, prose poetiche, scritture, Senza Categoria, video-poesia
inVideo del Maestro e premio Tenco Bob Quadrelli estratto dal mio nuovo libro “La legge del buio” in uscita a gennaio per le edizioni Oèdipus
22 martedì Dic 2015
19 lunedì Ott 2015
Il sole ha fatto una ruota sul buio centro delle nostre coscienze.
E un attimo si è affilato di iridescente croma di luce.
Altri giorni come lazzareti putrescenti al sapore della pena incisa dagli avi nel dna dell’umana creatura.
Colpa di fatiche per il popolo sepolto dalle gerarchie che solo il buio spegne con la tiepida e sacra corolla del sonno che investe le membra di nuova linfa e spegne la diurna saga della nostra incomprensibile esistenza al fuoco di questo cielo rosa, che nell’inverno delle stagioni apre le nuvole ad un sole che si coalizza con la sagoma degli uccelli a portare l’annuncio di nuovi canti al travaglio che mal sopportano le curve schiene del mondo sovrappopolato da città di schiavi che lo abitano intero nell’ora orizzontale, quando abbia da appiccare incendi sul nostro cuore che solo la follia del giorno conosce, sepolta dal solo sacro benedire del sonno che ripara i fianchi alle colonne della terra sparigliata per le trame di un reame per ogni Prometeo la cui aquila assassina squarcia il fegato consunto per quel gesto folle di illuminare il mondo che solo gli idoli attraversano indenni.
Processioni di uomini che ascoltano il canto dell’aquila a ritornare alla carne col becco di sangue che scrive la storia della luce nel cantiere del mondo, una fucina per gli storpi lavoratori delle miniere terrestri, dove gli orrori spaziano da spazio a spazio di suolo, capovolta ogni benedizione che maledettamente si dispiega a canto di tenebra come un cobra che abbia inciso la propria coda con i denti nell’uroboro della bestemmia perpetua dell’umano sopravvivere in questo purgatorio di luce.
E si apre una nuova tenda per l’attore del colosseo di fiere pronte all’assalto di un circo senza confini. Ed una nuova bestia ci insegna la bestia sin dai nostri primi giorni.
Bestia che sono, che sei , che siamo in questo anfiteatro per figuranti mai originali, persi nella scena di un gobbo buio che ribatte di parole gli spartiti sempre uguali per suoni di intarsiate cetre di pelle umana che vibrano del soffio che l’umana sofferenza ha inciso sulla carotide aperta dalla vita sicaria che richiede un compenso di morte per ogni figurante del pianeta e installa nell’ esercito 12000 aste di guerra per armi a combattere il fuoco dei giorni nella battaglia che tappa i musi all’unisono canto del sole per ogni spalto di generazione una nuova entrata nel girone della saga putrescente dell’esistere fra corpi vivi e corpi sepolti, che troveranno pace per la benedizione di un unico e solo buio totale e sacro alla vittoria di thanatos liberatore sovrano
08 giovedì Ott 2015
quando andirivieni di mosse si stagliano confinanti alia penobra più molle la polena tira dritta a marcia celere sul mare autunno plumbeo di corpi eclissati nella fiumara più vicina al cuore con il suo schiudere al buio una porta rotonda che è femmina e se femmina femmina dove restare e nel buio di un attimo giglio sforare i diametri delle mura del regista con un lampo nel buio che ne sfora gli occhi inzingariti dal desiderio di un tocco al tuo corpo buio che nel fiume di posate si scambiano umori e sapori di latte e sangue con la stessa gola di sete d’alcool che ti passa nel flusso di un floreale omaggio della parola che ti porta sulle pagine fiamme di falene in braci di palissandro e come se piovesse solo un istante fra le goccie del piovisco si snaturano i contorni per la scena circostante come se tutto scorresse per essere l’arke di un attimo d’amore e di nuova vita che si respira nell’aria con la luce dei corpi assonanti che respandono al corpo sensuale la dinamica della calamita che si attrae per legge fisica e ti vuole sapere suo con la morsa di un cane da presa che si torce a combattere il mondo per la vita e se il mondo è la vita che vita è se non buio il colore se non buio la luce se non buoi la vita.
ma ancora dreve arrivare la sorte di comprendere dove arrivare e se arrivare per una strada che lecita è sempre a chi non ha stato che prende lo stato e lo riporta in stato. come malmenato dal proprio nome ed essere perché io vorrei il tuo sguardo sulla mia posizione più vera e intima dalla nostra storia per vedere quanto è andato avanti il crono
col suo tempio da soggiorni in clinica e relax totale per la vittima della seconda scena solipsisticamente sovrapponibile nel nastro del grande fratello della zia che mastica la ruggine della sua mitologia che porta la spilla sul cuore con stile sui capelli lunghi biondi sempre accesi di ghirlanda alla giostra delle luci della notte che le aprono un letto dove c’è sempre posto per te Luce
12 mercoledì Nov 2014
Me & Bob Quadrelli
ospiti qui : http://www.nazioneindiana.com/2014/11/12/concordi-a-kanop/
Presentiamo quest’oggi il primo libro di Francesca Canobbio. Il titolo, “Asfaltorosa”; la collana, Arcolaio.
Introducono l”opera Daniele Ventre e Vincenzo Sparagna.
Per comprendere a fondo quest’opera di Francesca, pubblicheremo qui sotto due frammenti tratti dalla prefazione e postfazione.
Concluderemo l’articolo con la ripresa di qualche testo.
Buona lettura.
Dall’introduzione di Daniele Ventre:
Il romanzo della parola esplosa e ricomposta
“La poesia di Francesca Canobbio nel panorama della lirica di questi anni, segue un percorso specifico, alquanto composito e diversificato, in cui però si possono cogliere alcune tendenze di fondo, che la raccolta Asfaltorosa compendia nella loro apparente eterogeneità e nella loro unità sostanziale.
Un primo elemento che ne connota lo spirito come la lettera è la tendenza a un lusus verbale che pone in essere un sistematico straniamento nel quotidiano, attraverso la ripetuta violazione delle attese linguistiche del parlato ordinario. Nello stesso tempo, la parola straniata, distolta dal suo contesto ordinario e fissato da tic linguistici ormai consolidati, viene ridefinita da nuove coordinate semantiche e sintattiche, all’interno di una struttura di frase alquanto articolata, spinta deliberatamente al limite del contorto. ”
***
Dalla postfazione di Vincenzo Sparagna:
“… Torno a rileggere e trovo questo “Ingoiare amaro amore come pane tra le righe” che potrebbe farmi pensare alle sofferenze degli abbandoni se non fosse che appena qualche pagina appresso ecco apparire la figura di un “autentico falsario” che “conosceva a menadito / i trucchi del mestiere”. E viene il sospetto che il falsario sia io stesso che mi racconto il sogno appena fatto o l’autrice o un suo doppio teatrale (amletico appunto) e che quello struggimento d’amore sia anch’esso un trucco, una figurazione surrealista, la distruzione della pittura attraverso la pittura medesima. Forse questi versi sono, come dice uno di loro, solo “la nuvola che ci nasconde la notte”, oppure sono semplicemente “l’inatteso imprevisto …”.
***
Alcune poesie:
Scivola
Tutto sulla plastica scivola
anche il sangue.
Tutto scorre
ma non ci bagna il fiume
nell’apnea dei tempi.
Tutto scivola sul petrolio
anche il sudore
della vertigine dei suoli
scivola
sugli abissi dei vertici.
Tutto scivola
e niente pesa:
come il petrolio
galleggia sul mare
ed il petrolio
pesa più del mare.
Tutto scivola
e continua a scivolare…
—
La notizia
Strepitare di voli angelici
tocca suoli terreni
Senti le ali fluttuare
sul confine del regno.
Dove è segno una bianca piuma
sull’inchiostro nero
del nostro terreno vagare.
Fra le pagine sporche
del primo giornale del mattino …
… la notizia
—
Che suoni muta
Le daremo un nome
che suoni muto.
Che non si perda all’orgia
dei pentagrammi.
Che non batta fra denti e labbra
nei palati già umidi di parola
(fra le arcate
voce
che gola strozza).
Chiuderemo a chiave la nota:
che suoni muta
incastonata
fra il pilastro delle dita
e la cornice della bocca.
Contrapposti.
Muti e casti
http://arcolaio.ning.com/profiles/blogs/esce-oggi-il-primo-libro-di-francesca-canobbio-asfaltorosa
11 martedì Giu 2013
Posted francesca canobbio, poesia, versi, versi poetici
inTag
Percome
nel blocco degli astri
tu fosti nell’orbita cieca
stella nell’occhio di blue
che orbo
torba tempesta di tratti
discendesti il colore
della mano
segnata
sino al più cupo
dei neri
al taglio del mazzo
come linfa sgorgò
nel fiore degli anni
come linfa che disfa
allo strappo
dalla terra fremente
di sterpi fra i sassi
rotolante
allo sfratto
e derive
di suoli sconnessi
e giunchi
e rupi
e ghiaccio
a laccio
per fermare il fiotto
del sangue
che scorre
lento
e lento ancora
si àncora
e si disfa
ad estuario
per quel corpo
che si tiene
e appena
si tiene
a pena
di vita
per le vite
che ti ebbero
a grembo
di mano
che manca
di dita
ormai
resta
un pugno
sepolto
dalle mosche
imbandito
il fantasma dell’arto
e dell’arte
il fantasma
che ti scrive
con l’indice
all’indice
che ti rivolta
le pagine
fra le pieghe
e le piaghe
leccate
neanche
da un cane
fedele
e non ci sono
santi
per tutti i giorni
maledetti
che manderesti
a benedire
da qui
quel grande eremita
di dio
nella valanga
che frusta
ogni buon uomo
ogni buon uomo
cattivo
nella sua cattività
nella gabbia
vuota
della sua vita
nella gabbia
vuota
della mia
vita.
Così
io
scappo.
Korniss Péter: Sietve, 1973 (via Várfok Galeria)
02 domenica Giu 2013
Posted appunti poetici, arte, composition, foto, francesca canobbio, immagini, poesia, versi, versi poetici
inune hundred days after the childhood
(1974)
Si fa una commistione molto forte
del cielo e della terra
come quando fuori piove
come il mondo sulle carte.
Che sia verbo mappamondo
in continua espansione
universo all’infinito
per massa
fine
per unità.
Dio
sono Io
nell’Aldilà.
dedicato a Giampaolo De Pietro
Per ordinare il mio libro di prossima uscita scrivete a info@editricelarcolaio.it
immagine di copertina di Gianni Priano
prefazione di Daniele Ventre
Daniele Ventre (n. a Napoli nel 1974) ha pubblicato per l’ed. Mesogea la traduzione dell’Iliade di Omero (2010 -premio Achille Marazza 2011) e del Ciclope di Euripide (2013). Di prossima pubblicazione una sua traduzione dell’Odissea. Nel 2011 ha pubblicato per le Edizioni d’If di Napoli la raccolta “E fragile è lo stallo in riva al tempo”. Collabora con il blog Nazione Indiana.
postfazione di Vincenzo Sparagna
Disegnatore, scrittore e giornalista, nato nel 1946 a Napoli, ha vissuto a lungo a Roma. Oggi abita a Frigolandia, città immaginaria dell’Arte Maivista da lui fondata in Umbria in una ex colonia abbandonata alle pendici dei Monti Martani. Dopo aver partecipato ai movimenti rivoluzionari degli anni ’60 e ’70 in Italia e in vari paesi del mondo, è stato uno dei protagonisti delle invenzioni e dei “falsi” de Il Male dal 1978 al 1980, anno in cui ha fondato la rivista Frigidaire che tuttora dirige insieme al mensile di satira e idee Il Nuovo Male (in edicola dall’ottobre 2011). Ha pubblicato vari libri di politica, storia e satira. Ultimo in ordine di tempo “Frigidaire, l’incredibile storia e le sorprendenti avventure della più rivoluzionaria rivista d’arte del mondo”, Rizzoli 2008. Per saperne di più vedi il sito http://www.frigolandia.eu
25 lunedì Mar 2013
Posted esilio di voce, francesca canobbio, francesco marotta, libri, poesia, rebstein
in“Esilio di voce” di Francesco Marotta è l’ultimo dei libri cui il grande autore di poesia e magnate della cultura ha dato vita nel 2011.
Il linguaggio di Marotta nel suo “Esilio di voce” incede “largo per strette vie”, corredandosi di un vocabolario naturale, arioso e spaziale, che però non cerca soluzione di adombrare il contenuto del messaggio a favore di una forma ricercata, la quale resta spoglia e dimessa, quale quella di un pellegrino in esilio, pur creando atmosfere altissime e profonde in un contesto dove ogni parola viene scelta in frase con tanta cura che, tranquillamente, si puo’ considerare l’opera di una struttura talmente “compatta”, ma allo stesso tempo “ariosa”, da poter procedere nel cammino della lettura come dentro ad una scatola cinese, permettendosi di “viaggiare nel viaggio” da poesia a poesia, essendo queste compenetranti.
E’ un testo che si presenta diviso in tre sezioni , Imago, Speculum, Vulnus, le quali, però, più che creare una scissione fra i componimenti dell’intero testo, come spesso accade in altri casi e per altri autori, dispiegano semmai ulteriormente l’orizzonte marottiano del suo notturno “viaggio” sino all’esito di :“dissipare la memoria di uno specchio/
senza tradirsi al pensiero/
di ciò che rimane muto in quella fiamma/
in quella banda d’illusione/
da spremere in profili d’acqua/
orbite di scintille e due papaveri /
ardenti per occhi e lasciare/
che sia questa la sera la lingua/
che s’intorbida come un respiro/
d’erba sul ciglio delle sabbie/
l’oscuro di una donna tra le braccia/
in un polverio di sguardi/
che recitano rosari di luce/
in faccia alla morte nel qui e ora/
che tace che si tace insieme”/Credo che l’unico vero Esilio di voce per Marotta possibile sia quello cercato nelle pagine finali del libro, quel tacere che si tace insieme, a qualcuno, ad una donna, una amata, o forse è proprio la “morte” colei che tace, e le si tace insieme. Ma in fondo l’esito non si allontanerà poi molto nelle due soluzioni, se si considera il “tacere insieme” un pudore che trascende ogni gesto, nel quale la vita non è più muro, ma varco, con il complice, o con la morte che si fa spazio a chiudere ogni bocca…
Per Marotta, lo specchio altri non è che la Mano, quella mano che si fa voce di mille:
“ macerie in bilico e nello scollo della frana/
tutto il candore/
dei germogli agghiacciati/
in passaggi di stagioni/
materia di canto orfano dei silenzi del ramo/
teso come un arco/
aereo sulla superficie del pensiero/
tra le grate del ciglio semplice traccia/
levigata reliquia del vento/”E’ molto importante sviluppare un senso che ci permetta di scendere nella poesia di Francesco Marotta cogliendo il significato di quei “germogli agghiacciati”: sepolcri della memoria, che hanno da dirsi alla mente, e che non possono lasciarla inalterata in questa visione continua di riverberi congelati dell’essere, che si confronta con sé stesso ed ogni lapide di tempo incisa e ancora da incidere con la parola nello specchio scrittorio della mano :
“ scrivi strappando chiarori di pronome/
dalla voce la luce malata/
che s’innerva al rantolo/
di un verbo scrivi con lo stilo/
di ruggine che inchioda l’ala/
nel migrare anche la morte/
che sul foglio appare dal margine/
di sillabe di neve s’arrende alla caccia/
al sacrificio necessario/
dell’ultima lettera superstite/”Il pensiero e la memoria in simulacri di specchi possono, per Marotta, essere non solo “germogli agghiacciati” da mirare con strazio, ma anche carichi di un potenziale apportatore di Futuro:
“nessuna necessità/
nessuna figura a fare ombra/
a luci di radura alla pagina/
vuota che brama un disegno/
il bilancio di un tempo/
non ancora scaduto/
solo una lingua che aspira/
angoli di notte mentre il cielo/
sgrava coralli verbali/
orazioni dall’iride diaccia/
di stelle appassite di specchi/
increspati apparenti di vita/”Ecco che questo “Futuro possibile” entra in campo a smorzare i toni cupi del testo dell’”Esilio”, laddove lo scrittore si dà la possibilità di farsi “altro”, farsi nuovo, scrivere “altro” e “scrivere “nuovo”; perché “Esilio di voce è prepotentemente un libro sulla parola o sulla scrittura, oltre che sulla vita, nel quale ogni possibilità di vedere un verso “neonato” sulla pagina, sembra poter dare modo anche di poter creare la vita all’interno del mondo. Da questo, la grande importanza che viene attribuita all’organo della mano. Lo specchio della mano è per Marotta non appendice, ma centro vitale per lo scrittore, che la carica di un “peso grave per chi ha da portare il grave peso dello scrivere”:
“come questa luce di specchio/
quando raccoglierla è già spreco/
di fulgidi rosa un chiedere al sonno/
gli spazi/
intagli per minimi azzurri/
l’abuso di crescere che sia privo del prima/
mutilata la mano da una lama/
d’inchiostro/
che trema sul foglio/”“…..
tutto il credito di una piccola morte/
l’orizzonte che regge la scia/
di astri vanescenti e la tua mano/
che ne traghetta il lutto/
verso il largo/”“…..
sfigura a brani il percorso dell’occhio/
più spesso il corpo di una parola/
porosa che esplode/
sanguinante nella mano/”Il congedo di ”Esilio di voce” si apre ad un verso carico valenza simbolica : “nel folto intuire la traccia/
di ciò che ci precede senza parole/ di ciò che si mostra senza lasciare/ traccia/ “Anche in questi versi si presume di cogliere una epifania: uno “specchio della memoria” che ci precede, senza parole e si mostra senza lasciare traccia. O uno “specchio divino”?
Congedo
“in tutto quanto va a morte/
tra sostanze destinate oscure/
e nel folto intuire la traccia/
di ciò che ci precede senza parole/
di ciò che si mostra senza lasciare/
traccia/”“restituire l’immagine/
al vuoto che precede alla pronuncia/
perduta dove suono e colore/
si congiungono indifesi/
in ciò che arde senza pensiero/
nel bianco che annotta inconsapevole/
lungo il filo reclinato della luce/
solo l’ombra che resiste intatta/
al congedo dalla sua dimora/
conserva legame e distanza/
l’eco del sentiero inaugurato/
dal passo oscuro della lingua/”Francesca Canobbio
La Biblioteca di RebStein
XL. Marzo 2013
Francesco Marotta
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Esilio di voce (2011)
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23 sabato Mar 2013
Tag
comunicazione di servizio, eventi, francesca canobbio, nazione indiana, poesia, versi, versi poetici
Oggi sono ospite di Nazione Indiana
Ringrazio infinitamente Daniele Ventre :-)
qui: http://www.nazioneindiana.com/2013/03/23/francesca-canobbio-poesie-inedite/
30 mercoledì Gen 2013
Posted alfabeto, arte, bob quadrelli, composition, foto, francesca canobbio, musica, poesia, scritture, versi, versi poetici
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La “F” per Fra da “L’Alfabeto delle Metapoesie” di Dottor Q.
Femme fatal fiera femmina di finissime filigrane Fiamminghe Forme forgiate a freddo da Folli Folletti Finlandesi ..Fosti forse fatta dal Fuoco di fusione della fucina di Faustus ? fochi fatui e faville filanti di festa fino a Finisterre fiati fanfare falò di Fulgido febbrile Furore forme di fianchi floridi e finalmente felici fondersi in formidabile forza di fissione fottimi il fallo e fammi furibonde fellatio fammi fiorire fiamma su funambolici fili su fogli Fabriano Fiori facondi falce di fabbro formule di Fatture in falsetto fallaci Fallocrati froci e foto di Fantasmi al Fluoro fiuta i funghi del Fushijama feeling Felino di Feticcio Felliniano tra Felci ferali fiabe favoleggianti fave di Favara facchini di facili facezie facciali farfalle faraoniche farfugliano false fobie di famigerata Fama finti Fantocci funabolici fasi di Fashion di Fascisti falliti fascine e faldoni di Fascicoli fasto Fasullo e fastidioso Fantascienza del Fatidico fax di Favori faziosi e febbricitanti Fauni in ferie nel Feretro con foglie di Fico e feroce Feromone ferace fingersi Fissile Filarmonica Fistola di Fissa Filosofica filtrata dal Fossile di un Flirt tra Furetto e Foca furente Fiction di Format nel Frutteto fluidi Fiumi di Fruttosio frenetiche frequenze Fantasmagoriche Frasi di Feccia e Frecce di Frassino fauci di Fortezza Formidabili fulgori su Flussi di Flutti Flop fragranti di fiati di Fanoni flautati frange di Flashback di Falangi faide facoltative o facsimile di factotum facoltosi faciloni Fegato con Fagioli e Finocchi al Forno Faglia di Falesia e Falene fanatiche di Fandonie Fangose fuliggine federalista un Forfait di faretra nel Fienile Filiera di Ferite in Fibrillazione Filologia Fenicia e Fenicotteri di Frisia Fonografi frullati e Frode in Fricassea Fritto di Frottole frivole e Frittate di Fagiano nel Freezer Fonte del Fragile e Fisco per le Fragole in Fregola…hai finito ? Forse ….
Mantra Elettrico (per Francesca)
*Bob Quadrelli è il leader dei Sesasciou, Premio Tenco ’97.
Mio Immenso Amico e Maestro.