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Pubblicato da Francesca Canobbio - rosadstrada | Filed under arte, composition, epica, foto, immagini, ispirato

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Odissea – traduzione di Daniele Ventre ( Estratto) – Edizioni Mesogea

17 martedì Set 2013

Posted by Francesca Canobbio - rosadstrada in arte, Casa editrice Mesogea, Daniele Ventre, epica, eventi, letteratura, lettere classiche, libri, Odissea, Omero, traduzioni

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Tag

arte, Casa editrice Mesogea, Daniele Ventre, epica, eventi, letteratura, lettere classiche, libri, Odissea, Omero, traduzioni

Dalla traduzione in esametri dell’Odissea di Daniele Ventre, in corso di pubblicazione per la casa ed. Mesogea

Omero

Odisseo e Laerte


(Odissea, XXIV, 219-348)

Come ebbe detto, l’eroe lasciò le armi d’Ares ai servi;
dentro la casa essi in fretta entrarono; Odisseo, frattanto,
s’avvicinava al fecondo frutteto, a provare suo padre.
E tuttavia, traversando il grande filare, non vide
Dolio, né i figli, né gli altri serventi, poiché tutti, allora,
a raccattare dei sassi, per farne un recinto al frutteto,
erano andati e i suoi uomini il vecchio guidava per via.
Solo suo padre egli vide, in quel ben tenuto frutteto,
presso una pianta zappava; vestiva un chitone sdrucito
e rattoppato, indecente, e intorno alle gambe allacciava
delle gambiere cucite in cuoio, a sottrarsi dai graffi,
contro le spine portava i guanti alle mani; e di sopra,
sulla sua testa, un berretto di capra, accrescendo la pena.
E non appena lo scorse, lo splendido Odisseo costante,
dalla vecchiaia disfatto, soffrire aspra angoscia nel cuore,
pianto stillò, si fermò all’ombra d’un pero in rigoglio.
Ed esitò, nel suo cuore, nell’animo, allora, dubbioso,
se ricoprire di baci il padre e abbracciarlo e narrargli
tutto, in che modo giungesse, tornasse alla terra dei padri,
o interrogarlo, da prima, e su tutto metterlo a prova.
Egli così dubitava, e gli parve fosse più saggio
metterlo prima alla prova, parlandogli argute parole.
Con quel proposito mosse lo splendido Odisseo a incontrarlo.
A capo chino zappava intorno alla pianta, Laerte;
dunque, accostandosi, a lui si rivolse il fulgido figlio:
“Vecchio, non mostri di certo imperizia nell’accudire
questo filare, ma è ben curato, e certo nessuna
pianta in giardino difetta di cure, né fico, né vite,
non un olivo, nemmeno un pero, neppure un’aiola.
Altro, però, ti dirò, ma non porti collera in cuore:
tu, per contrario, non sei ben curato, insieme vecchiaia
lugubre soffri e t’avvince squallore, ed hai misere vesti.
A trascurarti non è, per la tua pigrizia, un padrone,
né per aspetto e statura mi sembra ti segni, a vederti,
vita servile: somigli a un uomo di rango regale!
Già, tu somigli ad un uomo che appena lavato e nutrito,
dorma fra morbide coltri, com’è privilegio dei vecchi.
Questo, però, dimmi, adesso, e svelami in tutta chiarezza
di quale uomo sei servo? E per chi il filare accudisci?
E dammi poi veritiera risposta, a che io sappia bene,
se veramente noi siamo in Itaca, come mi disse,
mentre venivo quaggiù, un uomo che ho appena incontrato,
uno di cuore ben duro, ché non accettò di spiegarmi
tutto, e nemmeno di udire parola da me, quando chiesi,
quanto ad un ospite mio, se ancora sia al mondo, e sia vivo,
o se è perito, oramai, ed è nelle case dell’Ade.
Già, poiché questo ti dico, e adesso comprendimi, e ascolta:
là nella terra dei padri io diedi accoglienza ad un uomo,
al mio palazzo era giunto, e no, nessun altro mortale,
fra gli stranieri lontani, più caro mai in casa mi giunse;
e si vantava di stirpe itacese e ancora diceva
che fosse suo genitore il figlio d’Archesio, Laerte.
Io lo condussi alla mia dimora e un buon ospite fui,
con ogni cura l’accolsi, poiché c’era molto a palazzo,
quindi gli feci dei doni ospitali, come conviene.
Oro di buona fattura gli diedi per sette talenti,
tutto d’argento gli diedi un cratere, ornato di fiori,
dodici semplici manti, con essi altrettanti tappeti,
poi anche splendidi lini e ancora, altrettanti chitoni,
quindi, in aggiunta, anche donne d’un arte impeccabile esperte,
quattro, d’aspetto leggiadro, che scegliersi volle egli stesso”.
Gli rispondeva a sua volta il padre, che pianto stillava:
“Certo, straniero, hai raggiunta la terra di cui mi domandi,
ma la governano ormai degli uomini folli e superbi.
Vani, quei doni di cui fosti largo, dandone tanti;
se in terra d’Itaca vivo l’avessi potuto incontrare,
ben ricambiandoti i doni, t’avrebbe da sé congedato,
con accoglienza gentile: è giusto, per chi dona primo!
Questo, però, dimmi, adesso, e svelami in tutta chiarezza:
quanti son gli anni trascorsi dal tempo che tu l’accogliesti,
l’ospite tuo sventurato, mio figlio, se pure fu mai?
Misero: certo lontano dai cari, da terre di padri,
l’hanno mangiato nel mare i pesci, o magari sul lido,
preda divenne di belve e uccelli e non l’hanno composto
non l’hanno pianto la madre e il padre che l’han generato;
ricca di doni, la sposa, Penelope, ricca di senno,
no, non ha pianto lo sposo sul feretro, come conviene,
e non ha chiuso i suoi occhi: è questo l’onore dei morti!
E dammi poi veritiera risposta a che io sappia bene,
chi sei al mondo, e di dove. E dove hai città, genitori?
L’agile nave dov’è, sì, quella che te qui condusse,
e, pari a dèi, i tuoi compagni? O come mercante sei giunto
sopra una nave straniera, e andarono via, te sbarcando?”.
E gli diceva in risposta Odisseo ricco d’ingegno:
“Certo, ti risponderò con piena chiarezza su tutto.
Sin da Alibante provengo – ho là mie gloriose dimore –,
io, del sovrano Afidante, del Polipemonide, figlio;
il nome mio è invece Eperito; dalla Sicania
via mi respinse qui un dio, perché vi giungessi nolente:
dalla città sta lontana, dal lato dei campi, la nave.
Ma per Odisseo questo è oramai il quinto anno che volge,
dopo che via se n’andò, e dalla mia patria si mosse,
misero; eppure partì con lieti presagi d’uccelli,
tutti da destra, di cui io gioivo, nel congedarlo,
egli gioì, nel partire: e l’animo nostro sperava
di rinnovare accoglienza e scambiare doni stupendi!”.
Disse e piombò su Laerte una nera nube d’angoscia;
egli con ambe le mani afferrò la cenere bruna
se la gettò sulla fronte canuta, fra mille lamenti.
Ne fu sconvolto nell’animo, Odisseo, e per le narici
acre l’impulso del pianto salì, nel vedere suo padre.
E lo baciò, l’abbracciò, protesosi a lui, poi gli disse:
“Ah, sono io, sono io, padre mio, colui di cui chiedi,
io che la terra dei padri ho raggiunta dopo vent’anni!
Ora, su, frena il lamento e il tuo lacrimevole pianto.
Già, poiché questo ti dico, ed è tempo ormai d’affrettarci:
dentro la nostra dimora ho fatto sterminio dei Proci,
l’onta angosciosa ho così punita, e gli indegni misfatti!”.
Ed a sua volta rispose Laerte e spiegò la sua voce:
“Se sei Odisseo davvero, il figliolo mio che ritorna,
ora tu dammene un segno visibile, sì che ti creda”.
E gli diceva in risposta Odisseo ricco d’ingegno:
“Con i tuoi occhi da prima esamina la cicatrice
che sul Parnaso m’inferse un verro col candido dente,
quando vi andai: tu m’avevi inviato e la nobile madre,
là, dal mio nonno materno, Autolico, per ottenerne
doni, che giunto fra noi m’aveva promessi e accennati.
Ed anche gli alberi, via, qui nel ben tenuto frutteto,
ti elencherò, che m’hai dati un tempo, e di tutti io chiedevo,
giovane ancora, nell’orto seguendoti; noi fra le piante
camminavamo, tu ognuna indicavi a nome e svelavi.
Tredici peri tu m’hai donato ed in più dieci meli,
fichi, quaranta; e filari di vite ne avresti a me dati,
mi promettevi, cinquanta, e in tempi diversi da ognuno
si vendemmiava. Da quelli ogni specie d’uve nasceva
quando stagioni di Zeus li avevano resi maturi”.
Sì, così disse, ed a lui si sciolsero cuore e ginocchia:
ben riconobbe quei segni sicuri che Odisseo svelava.
E circondò con le braccia suo figlio; ed allora lo resse
ch’era oramai senza fiato, lo splendido Odisseo costante.

( in appendice a ” E quel poco d’amore che c’è”, di Emanuele Bianco, Fandango Libri, 2013)

Daniele Ventre (n. a Napoli nel 1974) ha pubblicato per l’ed. Mesogea la traduzione dell’Iliade di Omero (2010 -premio Achille Marazza 2011) e del Ciclope di Euripide (2013). Di prossima pubblicazione una sua traduzione dell’Odissea. Nel 2011 ha pubblicato per le Edizioni d’If di Napoli la raccolta “E fragile è lo stallo in riva al tempo”. Collabora con il blog Nazione Indiana.

Frammento di un rilievo di sarcofago,  Ulisse e Laerte  metà del II secolo d.C.  Roma, Museo Barracco

Frammento di un rilievo di sarcofago,
Ulisse e Laerte
metà del II secolo d.C.
Roma, Museo Barracco

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Era un autentico falsario conosceva a menadito i trucchi del mestiere. Pose la sua firma sul manoscritto ed io riconobbi nella sua mano la stessa mia mano che riproduceva la nostra calligrafia.

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non credo sia possibile lasciare immagini nei commenti ai post di questo blog, se non solo all'amministratore( a me è concesso). per le immagini, potete lasciare il link all'immagine stessa. per i video, che sono invece ammessi da wordpress, inserire il link lungo di youtube che trovate nelle opzioni dello stesso youtube grazie a tutti.

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    redazionepoetarum
  • Elena Ramella, Anatomia di un’assenza (rec. di Sabatina Napolitano) dicembre 4, 2019
    Anatomia di un’assenza (di Elena Ramella, Ensemble 2019) è un corpus lirico di poesie che a un primo sguardo potrebbe dirsi “confessional poetry” ma che invece è capace di rivelare molto della condizione del poeta oggi, e in questo caso anche dello scrittore. È ben raro infatti trovare giovani autori che siano anche degli accattivanti […]
    redazionepoetarum
  • Caregiver Whisper 93 dicembre 4, 2019
    Mio padre Sebastiano è morto l’11 novembre 2016 per le conseguenze di un adenocarcinoma. A Lucia, mia madre, è stato diagnosticato nel 2014 il morbo di Alzheimer. Quando si è ammalato, mio padre ha iniziato a raccontarmi la sua vita mettendo, così, ordine anche tra le testimonianze confuse di mia madre. Lei ha disimparato cose […]
    Marco Annicchiarico
  • Enallumini la nocte di Lucia Drudi Demby dicembre 3, 2019
    for James Gabriele, 1975 Un ragazzo dormiva e qualcosa di molto bello entrò dentro di lui. Questa cosa molto bella era la musica e il ragazzo cercò da dove venisse. Il ragazzo trovò una porta socchiusa. Questa porta non era in una casa, era in mezzo alla campagna, ed era semplice e bella e chiara […]
    redazionepoetarum

RSS poesia 2.0

  • Poesia Condivisa 2 N. 59: GIUSEPPE CONTE luglio 1, 2019
    Vita privata E spesso, quando si finiva di parlare di libri e fotografia, Herlinde mi chiedeva «com’è la tua vita privata, your private life». Mi era... The post Poesia Condivisa 2 N. 59: GIUSEPPE CONTE appeared first on Poesia 2.0.
    Annamaria Ferramosca
  • Poesia Condivisa 2 N. 58: KATE CLANCY Mag 5, 2019
    Patagonia I said perhaps Patagonia, and pictured a peninsula, wide enough for a couple of ladderback chairs to wobble on at high tide. I thought... The post Poesia Condivisa 2 N. 58: KATE CLANCY appeared first on Poesia 2.0.
    Annamaria Ferramosca
  • Poesia Condivisa 2 N. 57: MARIO BENEDETTI aprile 21, 2019
    Colori 11 E ora è stupore, il bambino. Guarda negli occhi i suoi occhi. Si aggrappa alla terra, col bianco dei fiori. Libro della via... The post Poesia Condivisa 2 N. 57: MARIO BENEDETTI appeared first on Poesia 2.0.
    Annamaria Ferramosca
  • Poesia Condivisa 2 N. 56: PATRIZIA VICINELLI marzo 31, 2019
    Il riflesso dello specchio è vuotocome l’anima che mi accogliela vitale spinta che mi fu datanon voltarti disse,ma il contatto sanguineocon quell’antica piramide di uominiscalatori... The post Poesia Condivisa 2 N. 56: PATRIZIA VICINELLI appeared first on Poesia 2.0.
    Annamaria Ferramosca
  • Poesia Condivisa 2 N. 55: CESARE RUFFATO marzo 17, 2019
    Si dice che la neve ricopre il panelasciandone fiorire il profumoma sotto il manto miscuglia capziosità.Non è che acqua lapsus e mascheradel cielo che nega... The post Poesia Condivisa 2 N. 55: CESARE RUFFATO appeared first on Poesia 2.0.
    Annamaria Ferramosca

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  • Negative metaphors in Larkin and Graham febbraio 17, 2018
    William Sydney Graham (1918-1986) and Phillip Arthur Larkin (1922-1985) were two post-war British poets who, as they belonged to two different literary movements, had distinct creative influences. Graham is considered to be a neo-romantic poet as he concentrated on the relation between humanity and Nature and the feelings this parallel can help to express, t […]
    Lina Tylaite
  • Un tempo contemporaneo che slitta all’indietro: Come non piangenti di Cristina Alziati febbraio 4, 2018
    Presto, dai vetri aperti stamattina un baccano di uccelli s’è levato. Folli, che fate, ho domandato alle chiome ossidate nel giardino, è novembre. Sbrigatevi, andate. Lasciate ch’io qui resti ancora a chiamare per nome ogni cosa, il grido la piazza l’arrotino, a ripetere il fosforo, il fosforo, il cargo, è mattina. Il mendicante anche se giura non verrà cred […]
    Sergio Rotino
  • Towards a Theory of Imagination: Reading Wallace Stevens through Modern Philosophy dicembre 19, 2017
    Generally classified as modernist post-Romantic, Wallace Stevens’s poetry is principally a philosophical exploration of the self and its relation to the outside reality. The central theme which weaves through and patterns much of his poetry is a hypothetical exchange between the external world and the human imagination. That is, still largely held back by th […]
    Ecaterina Mazur
  • Su “Transito all’ombra” di Gianluca D’Andrea: progettualità, diegesi, tangenze ottobre 23, 2017
    È chiaro fin dall’esergo di Mandel’štam che due saranno gli elementi precipui attraversati in questo ultimo lavoro di Gianluca D’Andrea, Transito all’ombra (il titolo, ci ricorda lo stesso autore, è un omaggio a Wallace Stevens, che nel 1947 pubblicò Transport to Summer): il primo è il tempo, a sua volta dialetticamente composto di tempo storico-sociale e pe […]
    Davide Castiglione
  • Sinigaglia: tecnica e pathos febbraio 19, 2017
    Uno stile unico vale più delle idee, ancorché originali. Giacomo Debenedetti Bisogna benedire gli autori difficili del nostro tempo. Paul Valéry     «Se è vero che l’immagine poetica è sempre completata dalla decodifica dei suoi destinatari e che il linguaggio figurato genera figure, la poesia di Sinigaglia può col suo sfavillante plurilinguismo uscire all’a […]
    Gualberto Alvino
  • Ritratto del poeta come giovane vitello. La poesia di Francesco Maria Tipaldi dicembre 4, 2016
     (Sala giochi Valverde, Granaglione (BO), agosto 2014. Ph. Vittorio Tovoli) Introduzione[1] È toccato a Giorgio Manacorda osservare, ormai qualche anno fa, che «quasi tutti oggi in poesia si mettono in posa»[2] costruendosi e interpretando una qualche declinazione del personaggio-Poeta, resa identificabile dall’«insistenza su qualche stilema che funge da bra […]
    Roberto Batisti
  • Scomposizioni chirurgiche: motivi e procedure in “Anatomie in fuga” di Cristina Annino ottobre 12, 2016
    “Io non imito, Jack”. Così un non meglio precisato “pittore omofobo” declina l’ingenua o arrogante richiesta di Jack che vorrebbe estorcergli un ritratto alla maniera di Picasso (“Voleva sé come / Pablo”). La ferma replica, che troviamo nell’ultima ed eponima sezione di Anatomie in fuga (Donzelli 2016), può essere letta come una dichiarazione di poetica vali […]
    Davide Castiglione
  • DIALOGO N. 1 / Poesia come organon. Su “Le pause della serie evolutiva” di Vincenzo Frungillo Mag 9, 2016
    Fresco di stampa, “Le pause della serie evolutiva” (Oèdipus, 2016) di Vincenzo Frungillo è la seconda uscita della collana Croma K, diretta da Ivan Schiavone. Quasi in contemporanea, l’autore pubblica anche il testo teatrale “Spinalonga” (Zona Contemporanea, 2016), che va a costituire una sorta di dittico con il libro di poesia. Presentato in anteprima a Bol […]
    Lorenzo Mari
  • Visioni n.3 – Laboratorio in differita. Pareri di lettura sulla poesia emergente marzo 19, 2016
    L'articolo Visioni n.3 – Laboratorio in differita. Pareri di lettura sulla poesia emergente proviene da in realtà, la poesia.
    Davide Castiglione
  • La lingua sfigurata gennaio 30, 2016
    IRLP inaugura il suo 2016 ospitando un saggio di Gualberto Alvino, critico e filologo che da anni dedica studi e pubblicazioni di grande rilievo soprattutto – ma non solo – alla prosa sperimentale del Novecento (in particolare Pizzuto e D’Arrigo). Coerentemente con la sua formazione e la sua storia, Alvino in questo testo dà ampio spazio alla documentazione […]
    Gualberto Alvino

RSS Carteggi Letterari – critica e dintorni ~ Rivista e Casa Editrice

  • Sala Strehler: David Coco e Valeria Contadino in “La creatura del desiderio” o della simulazione di un incanto
  • Pillole di poesia – Viviana Viviani
  • La poesia del giorno: “La tua luce” – Giuseppe Ungaretti
  • Lettere a una dodicenne sul fascismo di ieri e di oggi
  • Il caso Corbyn: “Un tempo un antisemita era un uomo che odia gli ebrei. Oggi un antisemita è un uomo che gli ebrei odiano”.
  • FLASHES E DEDICHE – 118 – NON DATE LA CORDA A VACCA
  • La poesia del giorno: “Sorrisi” – Wislawa Szymborska
  • La poesia del giorno: Joyce Mansour, Non ci sono parole
  • L’UOMO DEI DUE MONDI – L’INTEGRAZIONE SI FA TEATRO –
  • Pillole di poesia – Carol Ann Duffy

RSS perigeion

  • Fabrizio Lombardo, Coordinate per la crudeltà dicembre 5, 2019
              Coordinate per la crudeltà di Fabrizio Lombardo (Kurumuny) è una raccolta di compattezza rara. Lo è per la sicurezza della scrittura, lo è per la … Continua a leggere →
    francescotomada
  • LUCI DAL FONDO: Hinterland–prima parte, Nicola Sileo dicembre 1, 2019
        Oggi riprendo il lavoro di Christian Tito, la rubrica “Luci dal fondo”. Sempre acceso sarà il tuo fuoco nei nostri cuori. Nino     HINTERLAND – 1° parte … Continua a leggere →
    ninoiacovella
  • Di sedie e poesie, per l’ultima volta novembre 28, 2019
    di Cupido Qualche anno fa ho usato l’allegoria della sedia per parlare di poesia. Nel pezzo di allora distinguevo fra sedie ben fatte, su cui ci si può sedere, e … Continua a leggere →
    guidoq
  • Né acqua per le voci, di Marina Massenz novembre 25, 2019
          dalla prefazione di Vincenzo Frungillo   Da luogo liminare a luogo di fusione Si sente dire spesso che la poesia è il linguaggio del limite, come accade … Continua a leggere →
    ninoiacovella
  • Patrizia Sardisco, poesie da “Autism spectrum” novembre 21, 2019
    a cura di Giorgio Galli Nelle prime pagine di Autism spectrum (Arcipelago Itaca, 2019, con postfazione di Anna Maria Curci) troviamo qualcosa di così dolorosamente limpido, così rispettoso nell’addentrarsi nella … Continua a leggere →
    Giorgio Galli
  • La regola dell’orizzonte, di Alessandra Paganardi novembre 15, 2019
    di Nino Iacovella La regola dell’orizzonte, ultima opera di Alessandra Paganardi, esce dopo ben sei anni da La pazienza dell’inverno. E non è una discontinuità temporale casuale. Alessandra Paganardi è … Continua a leggere →
    ninoiacovella
  • Loriana D’Ari, È sincrono il passo (inediti) novembre 10, 2019
    a cura di Roberto R. Corsi Loriana D’Ari, genovese, si è affacciata in rete mesi fa – con una prova pubblicata sul blog Poesia Ultracontemporanea – e sta distillando la … Continua a leggere →
    Roberto R. Corsi
  • Anna Toscano, Al buffet con la morte novembre 5, 2019
              Ci sono raccolte compatte, coese e riuscite, in una parola sola belle, su cui si passa molto tempo, riproponendosi prima o poi di scriverne perché … Continua a leggere →
    francescotomada
  • Voci friulane a Milano ottobre 29, 2019
    ninoiacovella
  • Luigi Trucillo, Altre amorose ottobre 27, 2019
    di Viola Amarelli     In una tradizione poetica quale quella italiana, riproporre un canzoniere amoroso è un azzardo, come ben sa Luigi Trucillo che, dopo Le amorose (2004), ha … Continua a leggere →
    grisdrago

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