Pubblicato da Francesca Canobbio - rosadstrada | Filed under Senza Categoria
31 giovedì Ott 2013
31 giovedì Ott 2013
26 sabato Ott 2013
Posted poesia, versi, versi poetici
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Siamo macchie nere inchinate
sulla morte della piuma più alta
19 sabato Ott 2013
Posted poesia, versi, versi poetici
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L’autunno e un paracadute
per pareggiare le note
su questo spartito
sulle corde
di strumenti intonati
alle arie del tempo
che non si dà arie
di avere motivi
ma solo il dovuto decoro
al battere
18 venerdì Ott 2013
Posted poesia, versi, versi poetici
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18 venerdì Ott 2013
Posted claudia ruggeri, inferno minore, poesia, prose poetiche
in16 mercoledì Ott 2013
Posted poesia, prose poetiche, versi, versi poetici
in“Rapsodia di Satana” (1920) – Nino Oxilia
Mi svelasti delle tue coste accavallate su una pagina ancora chiusa ch’ora io t’introduco con le onde di una prosa di mani oceaniche che esondano argini e si propagano concentriche al plesso del nodo di una tela di bastoni dritti coralli rossi la barriera che io sfondo sul fondo pirata dell’alto, del basso, di cartografie di piedi e di podi di nodi e di nodi nella mia tessitura a miliardi di luce di suono di tuono predetto dal fato di un segreto nato nel ventre nel mentre s’accoglie il reato di un ratto e resti rapito incantato dal fiato sospeso strozzato dal giro di boa del serpente sibilante che t’ha sigillato, siglato, sussurrandoti notti e notti ancora e ancora al viaggio calato che t’avrebbe portato nella terra del nostro peccato che avremo sorvolato e poi ancora sceso, scalato, nel colore e nel suono, nel timbro
di un vincent dall’auricolo mozzato, spiraliformi stelle del creato che estorcono il fiato per portarlo lontano fino al coro serafico di un santo dalle reliquie custodite del ventre di una rocca che benedicono l’acqua con cui berrai il mio vino robusto, fusto di legno pregiato calafatato per rotte ebbre di battelli a divenir e dì venir completo fra folle lunatico fanatico solare estatico da morire dal ridere questa temperatura e temperanza e temperamatite e temp’ era matite e temp’ era e per giove se pioverà
sulle galline e sulle uova di mamma e papà al latte di una poppea dovrai la poppa e la flotta sempre in rotta con i mari e al vincitore della regata una regalata poltrona sul jet del jek pot pourri
15 martedì Ott 2013
Posted poesia, versi, versi poetici
inLe foglie si staccano per tutto l’anno
e si distaccano per molte stagioni
hanno inciso un destino di neve
di bianco sul bianco
delle venature
raccolte
dagli indovini
fiorai delle scope
che sopra ci voleranno
15 martedì Ott 2013
Posted poesia, versi, versi poetici
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Lo chiameremo pazzia
questo specchio nella somma dei simboli
se non fosse poesia?
14 lunedì Ott 2013
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inNell’ultimo libro di Francesco Marotta “Esilio di voce”, Smasher 2011, risalta, immediato, il forte motivo della scrittura ingaggiante con la realtà una lotta per l’egemonia, poiché si direbbe che il senso appartenga soltanto alla scrittura, a una realtà artificiata, dunque. Innanzitutto è una scrittura che s’accampa su qualsiasi superficie: pelle, occhi, carne e si appropria di vocaboli che appartengono alla natura: argine, margine, sentiero, pietra, acqua, cielo. Ma soglie, ombra, specchio in qualche modo ne fanno echeggiare come un falsetto la nuda sostanza, pura inconsistenza, denunciandone la falsa legittimità ad accamparsi in vece del reale. Già in difficoltà, il linguaggio viene aggredito dal poeta che ne mostra con grande tensione le lacune, le fallacie, gli scarti dal senso comune in agguato. Torsioni imposte al linguaggio non ottengono che di mettere in nuce fatiche, eccedenze, discordanze e, forse, un’offerta di silenzio. Ma anche il silenzio, come pausa…
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inSu Reb Stein , La Dimora del tempo sospeso di Francesco Marotta, il mio libro “Asfaltorosa”. Grazie, ancora.
Daniele Ventre
Vincenzo Sparagna
Francesca Canobbio
Il romanzo della parola esplosa e ricomposta
La poesia di Francesca Canobbio, nel panorama della lirica di questi anni, segue un percorso specifico, alquanto composito e diversificato, in cui però si possono cogliere alcune tendenze di fondo, che la raccolta Asfaltorosa compendia nella loro apparente eterogeneità e nella loro unità sostanziale.
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Presentiamo quest’oggi il primo libro di Francesca Canobbio. Il titolo, “Asfaltorosa”; la collana, Arcolaio.
Introducono l”opera Daniele Ventre e Vincenzo Sparagna.
Per comprendere a fondo quest’opera di Francesca, pubblicheremo qui sotto due frammenti tratti dalla prefazione e postfazione.
Concluderemo l’articolo con la ripresa di qualche testo.
Buona lettura.
Dall’introduzione di Daniele Ventre:
Il romanzo della parola esplosa e ricomposta
“La poesia di Francesca Canobbio nel panorama della lirica di questi anni, segue un percorso specifico, alquanto composito e diversificato, in cui però si possono cogliere alcune tendenze di fondo, che la raccolta Asfaltorosa compendia nella loro apparente eterogeneità e nella loro unità sostanziale.
Un primo elemento che ne connota lo spirito come la lettera è la tendenza a un lusus verbale che pone in essere un sistematico straniamento nel quotidiano, attraverso la ripetuta violazione delle attese linguistiche del parlato ordinario. Nello stesso tempo, la parola straniata, distolta dal suo contesto ordinario e fissato da tic linguistici ormai consolidati, viene ridefinita da nuove coordinate semantiche e sintattiche, all’interno di una struttura di frase alquanto articolata, spinta deliberatamente al limite del contorto. ”
***
Dalla postfazione di Vincenzo Sparagna:
“… Torno a rileggere e trovo questo “Ingoiare amaro amore come pane tra le righe” che potrebbe farmi pensare alle sofferenze degli abbandoni se non fosse che appena qualche pagina appresso ecco apparire la figura di un “autentico falsario” che “conosceva a menadito / i trucchi del mestiere”. E viene il sospetto che il falsario sia io stesso che mi racconto il sogno appena fatto o l’autrice o un suo doppio teatrale (amletico appunto) e che quello struggimento d’amore sia anch’esso un trucco, una figurazione surrealista, la distruzione della pittura attraverso la pittura medesima. Forse questi versi sono, come dice uno di loro, solo “la nuvola che ci nasconde la notte”, oppure sono semplicemente “l’inatteso imprevisto …”.
***
Alcune poesie:
Scivola
Tutto sulla plastica scivola
anche il sangue.
Tutto scorre
ma non ci bagna il fiume
nell’apnea dei tempi.
Tutto scivola sul petrolio
anche il sudore
della vertigine dei suoli
scivola
sugli abissi dei vertici.
Tutto scivola
e niente pesa:
come il petrolio
galleggia sul mare
ed il petrolio
pesa più del mare.
Tutto scivola
e continua a scivolare…
—
La notizia
Strepitare di voli angelici
tocca suoli terreni
Senti le ali fluttuare
sul confine del regno.
Dove è segno una bianca piuma
sull’inchiostro nero
del nostro terreno vagare.
Fra le pagine sporche
del primo giornale del mattino …
… la notizia
—
Che suoni muta
Le daremo un nome
che suoni muto.
Che non si perda all’orgia
dei pentagrammi.
Che non batta fra denti e labbra
nei palati già umidi di parola
(fra le arcate
voce
che gola strozza).
Chiuderemo a chiave la nota:
che suoni muta
incastonata
fra il pilastro delle dita
e la cornice della bocca.
Contrapposti.
Muti e casti
http://arcolaio.ning.com/profiles/blogs/esce-oggi-il-primo-libro-di-francesca-canobbio-asfaltorosa