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asfaltorosa

~ -Il rombo silente del motore immobile- blog di poesia di francesca canobbio

asfaltorosa

Archivi Mensili: aprile 2012

Gli anni dei venti

28 sabato Apr 2012

Posted by Francesca Canobbio - rosadstrada in poesia, versi, versi poetici

≈ 3 commenti

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poesia, versi, versi poetici

Atlante altalena non reggeva più la sua testa nei raggi  fra i paraggi dei camposanti neanche poi era la croce ma ai venti:
“Mi hanno tutto soffiato, suono di vetro, suono per coprire l’urlo,
le schegge impazzite
del moto di mota,
suono nudo la foglia d’ Adamo 
come un uccello…
Suona, Madonna Eva
il serpente che m’avvelena!
Succhiami pene.
Dammi la morte immortale dei cosmi,
mio Zeus, è pieno di stelle!!
Spegniti Luce
coda di serpe e di cometa,
lascia la scia,
lascia lo sciame
Regina!
Un mazzo per te sola,
fiori di culla
fuori di cella.
Nessuna Dea
è un’operaia,
te lo ricordi Charlot, te lo ricordi?
Ma un’Opera d’Arte,
la tua cera
fresca di primavera,
la fiamma che perpetua scioglie
ogni catena,
che ti scatena
quando ti fai calda
nel montaggio
e poi urli,
muta,
gli anni dei venti.”

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Concerto (al minimo)

25 mercoledì Apr 2012

Posted by Francesca Canobbio - rosadstrada in musica, poesia, prosa poetica, scritture, versi, versi poetici

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poesia, prosa poetica, scritture, versi, versi poetici



 

hai scavalcato il pianoforte fino alla sua coda- fino a tastare le corde che tese a capestro con un pizzico o più di follia davano la morte sospesa nel nastro fatto scorrere al collo che pendendo una nota sul petto fanno il cuore maiuscolo più dello spazio- stella nana- stellina di ottave in colonne di marmo sonoro- e cerchi- dall’alto scorgo e cerco dalla cupola quanto di celeste ormai giunto- quanto dista l’oscuro nell’ordine spartito da dio- se ha un suono il suo passo sulla scala o porta- un profilo di mani giunte fanno un coro su questo pavimento che hai ormai tentato capovolto quando con tutta la voce- tutte le voci sono uno schianto?

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La via più cara al mondo, – Giampaolo de Pietro

23 lunedì Apr 2012

Posted by Francesca Canobbio - rosadstrada in l'amalinconia

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l'amalinconia

La vita è un’immensa malinconia senza gli altri, senza la solitudine e con noi e per noi malinconici che siamo i suoi abitanti, la vita è un brulichio di ricerca e ritrovamenti, di tramortimento e fulgori, smarrimenti e bellezza – siamo sempre corriamo ai ripari dei/dai miracoli incombenti. La vita deve tendere all’amore, l’amore che tende all’ombre degli alberi ai vecchi dischi sotto i tetti dei temporali, la vita non si aspetta odi o inni, molti altri dischi – piuttosto non necessiterebbe di odii e altre guerre (credo la vita possa essere al corrente del fatto che molti altri libri di questa storia terrestre non se ne scriveranno, e non lo è per chissà che catastrofismo imminente, o poca fede nella figura di uno storico contemporaneo) – è che non è forse bisognoso il mare di altro mare, la terra di altra terra – forse, semmai vorrebbe essere fertile, tenersi con le mani nostre farsi forza alimento di questo presente al passato, di questa piena e vuota rotazione a variante x dell’atomo – il centro, nucleo che forse si cambia d’abito, la materia che ancora non è e mai deterrà un commercio segreto di stato – la vita cela il suo immaginario si cela nell’immaginario possibile e impossibile che scaturisce pian piano a ogni motore immobile che si muova dalle mani di un dio ascoltatore un dio probabilmente paziente almeno (e) quanto l’impazienza dell’uomo che porta a mentire all’uomo stesso, la sorte il destino sono carte di un unico mazzo, ma forse uno e l’unico diverso da tutti quelli che si mescolano e ruotano liberi nell’universo – le stelle sono in funzione ai nostri limiti, sono illimitate e sorgono come il sole a ore diverse, poi la luce pare la stessa ai nostri sguardi malinconici e romantici che ne necessitano l’orbite – adesso la vita è in attesa e tormenta, poi si placa e ridiventa sperante pressante di una gioia così piccolina e gigantesca da far reggere in piedi un gigante in mano a una formica – legge quantica di resistenza, equilibrio che ritorna a squilibrare il pensiero del peso come unità di misura, la massa è quella che incombe agli occhi degli abitanti ai centri commerciali ai miliardi di e dei tanti, tanti anni indietro e tanti in altri(versi)in senso antiorario, il tempo è una pura illusione domestica, e dove stiamo andando non conta, ma verso il penultimo sogno non resta che provare a svegliarsi ricordando e lasciandosi dimenticare per forza di una piccola verità immersa, immensa. Virtù, che dorma. Di cosa in cosa. E allora. Punto, interroga.

La vita

Il ritratto

di una città del nord

A nord il canto distratto

di una città del sud

accanto un possente suono e l’onda

una fotografia

del centro

dal centro della periferia

due mani

a parole

minuscole

e i molteplici modi del Sogno

la vita

in moto

e vitrea

la vista il ritorno

da fermo

il telecomando

che non funziona

una televisione che non risponde

una visuale che corrisponda

a

la cifra del tuo lavoro

precisa

la vita decisa del cuore

e una televisione disintegrata

(tutti pensiamo di impazzire prima poi

senza poi o prima che questo possa già esser avvenuto)

 da Inni in vani
(qui la via più cara al mondo,)

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Turning Doors – La veranda di Montale – Francesco Forlani

21 sabato Apr 2012

Posted by Francesca Canobbio - rosadstrada in booksinthecasba, eventi, francesco forlani, la veranda di montale, letture, libro, quintadicopertina, reading, scritture, turning doors

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booksinthecasba, eventi, francesco forlani, la veranda di montale, quintadicopertina, readings, turning doors


Genova 19 aprile 2012 Booksinthecasba – video di francesca asfaltorosa canobbio

– I biglietti dell’autobus li ho presi anche per te, dai così ti racconto tutto, o almeno quello che merita di essere raccontato. (effeffe)


Interno / esterno 

Quando la realtà si disarticola
(seppure mai ne fu una) e qualche sua parte
s’incrosta su di noi
allora un odore d’etere non di clinica
ci avverte che la catena s’è interrotta
e che il ricordo è un pezzo di eternità
che vagola per conto suo
forse in attesa di rintegrarsi in noi.
È perciò che ti rivedo
volgerti indietro dall’imbarcadero
del transatlantico che ti riporta
alla Nuova Inghilterra
oppure siamo insieme nella veranda
di ‘Annalena’
a spulciare le rime del venerabile
pruriginoso John Donne
messi da parte i deliranti abissi
di Meister Eckart o simili.
Ma ora squilla il telefono e una voce
che stento a riconoscere dice ciao.
Volevo dirtelo, aggiunge, dopo trent’anni.
Il mio nome è Giovanna, fui l’amica di Clizia
e m’imbarcai con lei. Non aggiungo altro
né dico arrivederci che sarebbe ridicolo
per tutti e due.

E. Montale

Abbonamento all’autore 2012: un anno con Francesco Forlani : clicca qui 

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Primavera nelle creuze

21 sabato Apr 2012

Posted by Francesca Canobbio - rosadstrada in poesia, scritture, versi, versi poetici

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Le mie primavere nelle creuze
la mia creuza

Un bacio ad apparir bocca beata di un cobalto per tetto illuminato soffitto di cielo rovesciato nella sabbia di un deserto contenuto fra il margine di vetro in clessidre mio corpo tempo-spazio oro isolato di sole nascosto imperfetto silenzio bianco nido di carne per inchiostro o schizzo rapido pennello sconosciuto sulle rose di un vaso a centrotavola ricamo sopra il lino di un sudario ci staresti sai in un quadro verticale nella tazza ad inzuppar risvegli

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Senza Luce

12 giovedì Apr 2012

Posted by Francesca Canobbio - rosadstrada in poesia, versi, versi poetici

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eros, poesia, versi, versi poetici

“L’opéra-mouffe” (1958) – Agnès Varda

Senza luce
per il dirottamento di una stella
avremo carati di buio
per alimentare il nostro fuoco.
La luna stesa
che rotola nera dietro al sipario
sembra una palla da biliardo
la numero 8,
l’infinito.
E un cielo che è lo spazio
fra l’atmosfera e i corpi
vedrà congiunzioni

– e –

Ed è e sarà
che mi chiederai d’accendere
ancora, ancora e ancora
di bocca in bocca
saremo fumo grigio
fra gli anelli aspirati
celebrando in un rito etereo
ispirato dal f(i)ato
il nostro respiro
unisono.

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Aruspice

05 giovedì Apr 2012

Posted by Francesca Canobbio - rosadstrada in poesia, scritture, versi, versi poetici

≈ 3 commenti

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poesia, scritture, versi, versi poetici

Piove a calici
sul suolo che di/vino*
quando uccelli ubriachi tramontano ermetici
colti al volo
nel loro messaggio
custodito nei pianerottoli
di un in-stabile equilibrio
che dal basso
spinge
e in alto
di fronte alla porta del Cielo
tutti ci rifiutiamo di leggere

*indovino

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Massimo Pastore – Cabine a gettoni e altre poesie ( dal sito “Imperfetta Ellisse” di Giacomo Cerrai

03 martedì Apr 2012

Posted by Francesca Canobbio - rosadstrada in arte, giacomo cerrai, imperfetta ellisse, massimo pastore, poesia, scritture, versi, versi poetici

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giacomo cerrai, imperfetta ellisse, massimo pastore, poesia, versi, versi poetici

link all’articolo originale:     
http://ellisse.altervista.org/index.php?/archives/586-Massimo-Pastore-Cabine-a-gettoni-e-altre-poesie.html

massimo pastore

Massimo Pastore è uno che aveva pensato di smettere di scrivere, cosa che depone a suo favore, a volte bisogna averceli certi dubbi, e invece molti altri che quella incertezza dovrebbero avercela proprio non ce l’hanno. Ma quella di Massimo non era un’autocritica, e poi comunque per fortuna ci ha ripensato. No, voleva smettere perchè per lui la poesia è dolore. Dolore sia espresso in versi, sia sofferto a scrivere.  Ma come sappiamo, di “dolore” ne son piene le fosse (poetiche). Poi bisogna vedere quale, se ha dignità poetica.
Massimo è poeta figurativo e cantastorie (v. QUI) come tanti musicisti della sua terra ligure. Ma anche un romantico depurato da romanticismi, uno che piace alle donne, un acido che a qualcuno può dare imbarazzo.  Non ha eccessivi pudori, e un poeta non dovrebbe infatti averne. Certo a volte indulge, un pò posa, fa il maledetto. Ma a suo credito va detto che non parla, come altri, per sentito dire e se questo non bastasse è uno che osa, nel linguaggio, nell’invenzione metaforica.
Mi ha mandato un po’ di poesie. Gli ho risposto dopo qualche tempo: “Caro Massimo, eccomi qua…purtroppo ho avuto poco tempo ultimamente. Ho letto le tue poesie. Potrei dire in una battuta: da Bukowski a un Ginsberg eterosessuale, ottime per essere lette in pubblico, attorializzate col corpo, sputate addosso alla gente. E’ questa la tua cifra, insieme a una ferocia o rabbia di fondo che a volte non controlli (e forse è giusto così). L’amore è una materia difficile, in poesia come nella vita (se esiste una differenza tra le due cose). Anche feroce, appunto, specie se è quasi soltanto scontro di carni, di quella maniera infantile di conoscere che è il tatto e la ferita. Alcune poesie sono molto buone, altre meno (ma solo perchè, mentre tutto fila liscio, ogni tanto d’improvviso ci infili qualcosa come per dispetto o per posa), altre no. Altre coinvolgenti, quando (es. Rame o Confesso) ti ricordi di avere un cuore lirico da qualche parte. Ma, a parte tutto, da tutto questo magma emerge un bella stoffa. Se riesci a mettere d’accordo potenza e controllo (come in quella pubblicità di pneumatici) sei a posto!”
Poesie di amore e morte, intesi non tanto come polarità topiche consunte quanto come luoghi narrativi dove il dolore si palesa e mostra la sua maschera. Amori che non durano, un pò esibiti e hors de scène, carnali e di una sottesa violenza sempre borderline; la morte del padre, sempre presente anche quando non espressamente citata, elaborata in particolare in un intenso testo in prosa che qui non ho voluto pubblicare, una autentica elegia rap. E anche squarci urbani o interni giorno in cui si vive velocemente e senza meta e velocemente si scrive come se fossero graffiti, una lingua con i suoi codici, la sua anarchia, le sue distorsioni. Poesia che può piacere o non piacere, senza vie di mezzo. Ma che non passa inosservata.
(Giacomo Cerrai)

CABINE A GETTONI

Drammi suicidari in cortili d’amore spia
a insudiciare con mani e cazzi e getti telescopici
il severo divieto di giocare alla palla
quando avevamo quindici anni
quando andava di moda arrotolarsi la giacca sui fianchi
o piombare giù da tombini bocche del cielo
gridando –mio dio mio dio perchè mi hai lasciato–           
mentre padri parenti e amici facevano la coda
per prenotare lobotomie e grazie e metadone
annuendo come cavalli sedati cavalcati da sporche porzioni di mondo
cavalli di pietra sodomizzati da fibre di cotone e filigrana
oh, i tuoi ragazzi tremano negli androni “scatafasciati”
traballando come cineprese spastiche
cascando dal sonno
fumando sigarette bagnate
singhiozzando negli eserciti
deglutendo strade nere
nello strano meccanismo della notte…

nei giorni infernali la sotto
tra fontane di immaginazione
crescevamo pasciuti e maledetti
come alberi di pere furiose
maneggiando armi cosmiche
in cortili d’amore spia
insudiciando con mani e cazzi e getti telescopici
lo stupido che al primo piano ci voleva bucare il pallone
e ti dico tutto questo mentre giro a piedi nudi il mondo
cercando una cabina a gettoni per dirti frettolosamente:
non temere per me

                              ho già passato il mese
                                                senza morire di fame…
                                     

AMEN 
Abbiamo bisogno di grandiosi accoppiamenti dorati
o perlomeno
di ottima bigiotteria…
amore invadi questa estraneità
non permettere ch’io smarrisca la disciplina visionaria
   delle divinità dei sottopassi
ed alloggia nella mia anima che è larga quanto un buco di sigaretta
    custodiscimi    

 se è necessario
 tra i bottoni
  del tuo minuscolo seno
e comprami
    un grammo di felicità
  per notte
          ———————————————————————————————————–            

non sono mai stato pazzo come adesso tagliami l’orecchio ed inchiodalo sulle tue parti intime
lo chiameremo il dio straniero  e avremo colori su tutto il letto per i nostri misfatti e dipinti
 d’amore carnale
nell’attimo in cui
si accenderanno farfalle
e bruceranno
i vermi squamosi
dei coiti
interrotti
in paradisi
vaginali
e nuvole di sperma interrotto
a fiotti
d’amore
profondo
sacro
l’ugello
sacra
la sacca
santo
il ventre che costruisce ventre
amen

CONFESSO

Confesso di cercare un passaggio segreto tra le tue gambe bianche
o di falsificare passaporti
o forse di farmi crescere le ali rantolando nel buio…

mi suggerisci di manifestare nuove tolleranze
di cercare nuovi fiori
di studiare profondamente i parassiti del paradiso
di descrivere l’intero frutteto
poiché ogni albero custodisce storie di amore…

tra le pieghe dei monti ulula il lupo affamato,
la tua bellezza è solo l’infinito in soffitta
e non è da così lontano come tu credevi
che verrò a dirti addio…

CRITTOGRAFIA

Crocifisso con due ali di farfalla,
ammaestrato alla non curanza, allo sgretolamento della dialettica positiva,
alla battaglia che due corpi scaricano sul cosmo,
un uomo può e deve morire tre volte l’anno…
portami dunque l’unghia rotonda delle tue storie da ragazzina
ho per te una sorpresa che potrebbe togliere la polvere dalle tue pupille cristallizzate:
una scrittura segreta ed il motivo per cui non devo e non posso chiarire…

questo è un luogo di silenzio, di lunghi stratosferici silenzi, di piedi più che di mani,
di torti più che di abbracci, di lunghi interminabili giustificati silenzi
dal momento che per te ho inventato dapprima l’elettricità e poi il rame…

LE MATTINE IN CUI SPARGEVI MIMOSE SUL PAVIMENTO

Le lunghe sere in cui mi svuotavi
con i tuoi esperimenti acrobatici
e le mattine in cui spargevi mimose sul pavimento
per non ferire i miei piedi
le prove d’amore a cui ti ho sottoposto
lasciandoti lacrimare su lunghi autobus tristi
le poesie su tutti gli altri rapporti orali
che non hai mai voluto bruciare
i segni di stupidità che ti ho lasciato
sul tuo piccolo seno
e l’amore per tutte le altre cose
che non sapevo di avere
e forse non ho.

RAME

Il sordo fragore
di baci
impressi
da qualche parte
lontano
la ricerca
delirante
di nidi abissali
delle comete
celesti
la pelle
dei tuoi polsi
sonori
la tua età
che non può essere
inquinata
ne consumata
gli epigrammi
sulla tua bellezza
e le suggestioni ipnotiche
delle vocali a ed o
che pronunci
nell’amore carnale…

tutto questo mentre cambio le mie labbra ad ogni passaggio di stagione
per mantenermi morbido e pulito e strofino i marciapiedi che dovrai percorrere
custodendo i tuoi segreti in elenchi puntati inaccessibili numerando le volte che abbiamo
fatto l’amore per distinguere giugno da marzo facendo colare il rame dal mio cuore
glorificando l’antichità dell’amore in un amore solo.

VINCENT

Sono nato da un’altra parte , dove il tufo
diventa terra da seminare e l’eruzione
un volto…
mi piacerebbe che tu mi chiamassi Vincent
anche se il talento, il mio talento, non è altro che compresse sterilili
in tessuto non tessuto…
ti lascio l’inverno dei miei occhi aprendomi
mentre reclini il capo, che è nuvoloso ,
come una micina gelosa delle vecchie poesie anche se sono poesie di addio
o al meglio carta da zucchero abbandonata nelle tasche di un pianeta lontano
mentre Theodorus scaccia le pulci dai vecchi amori
lavando le tele con detergenti intimi
e tu mi stupisci ogni volta che amo…

ed è chiaro, Chiara, che sono bello, anzi bellissimo….

DANZA E MIMICA

Chiudo tra le mie labbra la tua lingua
faccio a pezzi le vesti dei frati
raccolgo conchiglie tra i sassolini delle tombe
adesco ragazzini per comprarmi sigarette
curo la vista con perle di fiume
annuso l’aria dai crateri della luna
distribuisco pallottole ai passeri ed al beccaccino
includo i tuoi baci tra le memorie dei santi
abbandono una strada per rincorrere un filo d’aria
e ti stringo le spalle
come petali sulla gola delle rose.

NON AVERE PAURA DI VIZIARMI SE TAGLI LE MIE VENE

ed ora ricordo di non avere amato abbastanza e di aver fatto la guerra con i grilli, le cicale e con le piccole cose…
su, non aver paura di viziarmi se tagli le mie vene, se hai ascoltato le mie grida…
il dolore te l’ho reso. Sono cambiato. Non ti ho mai amato.
Le madri attente mettono in guardia le loro figliuole dal mio catalogo di sconfitte.
Un book fotografico sul quale masturbarsi a morte!
E questi alberi timidi come spettri mi ricordano che la primavera tarda ad arrivare…

POST SCRIPTUM

Quando comincio a parlare della mia anima mi pare che tu sorrida
e mi chiedi se ho abbastanza coperta o se ho lasciato le scarpe giù dal letto
o se ho acceso la sigaretta o la tv oppure se ho scritto a mia madre di non piangere più
per il cadavere di mio padre
e invece io vorrei parlarti della mia anima o che tu mi parlassi della tua anima
o comunque vorrei parlare di una qualsiasi anima purchè sia un’anima
e non un panorama di vomito….
mah! Devo essere pazzo a stare qui nel vuoto a costruire pensieri d’amore
quando forse sarebbe meglio scrivere una poesia a nessuno e dire:
questo è il coraggio necessario!

SEI LIBERA

L’eutanasia di massa è il sogno di una pecora…
ti telefono, dopo anni. Blocco la cornetta dal convenevole
-come stai?-
Ti dico di come focalizziamo i nostri poteri nell’attesa e nella gestione dell’odio.
Ti parlo dell’imminente morte della mia casa.
Dei mesi che separano mio padre dal nostro abbandono.
Della enorme utilità della morte.
Degli oggetti che non ho mai osservato e che credo osserverò per lungo tempo.
Ti parlo di un amore poco corrisposto perché i nostri poteri sono scemati nell’odio.
Tu mi saluti con un ciao ed un – coraggio. Io ti dico,
sei libera…

VILLON

Villon impiccato su un ramo
il segreto dell’autunno che mi colpisce
come una foglia che tarda a cadere
tutti i versi del mondo sul collo della vita
ed io, da parte mia, che non riesco a baciarti le labbra
senza muovere la lingua…

nella foto: Massimo Pastore, PALERMO – GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA 2010
un video di una lettura di Pastore in quella occasione QUI

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francesca

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contatti: asfaltorosa@libero.it

Era un autentico falsario conosceva a menadito i trucchi del mestiere. Pose la sua firma sul manoscritto ed io riconobbi nella sua mano la stessa mia mano che riproduceva la nostra calligrafia.

NOTA per commentatori fantasiosi

non credo sia possibile lasciare immagini nei commenti ai post di questo blog, se non solo all'amministratore( a me è concesso). per le immagini, potete lasciare il link all'immagine stessa. per i video, che sono invece ammessi da wordpress, inserire il link lungo di youtube che trovate nelle opzioni dello stesso youtube grazie a tutti.

il mio editore – l’arcolaio

per ordinare il mio libro scrivere a info@editricelarcolaio.it o rivolgetevi alle migliori librerie

Premiata dalla rivista di ricerca letteraria ANTEREM al concorso Lorenzo Montano

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Tracce di Asfalto Rosa su Reb Stein

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Lettura di INFERNO MINORE di Claudia Ruggeri – Il Matto (prosette) estratto

Ospite del blog delllo stimato professor Gabriele La Porta

l’inferno minore di Claudia Ruggeri su RebStein, con una mia lettura a Il matto, prosette

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Grazie per le 2293 letture al quaderno di poesia, dal 21 marzo 2011 ad oggi, 21 marzo 2012!! un anno pulcherrimo :)

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    di Davide Orecchio "Cari agli dei" e "Son nato scemo e morirò cretino" raccontano un'altra storia del Novecento italiano fino ai nostri giorni
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  • Buena Vista Social Club: Lagioia dei classici luglio 1, 2022
    di Nicola Lagioia Il fatto è che sono ormai 25 anni che - oltre a leggerne di continuo di nuovi - rileggo gli stessi libri, in continuazione, senza venirne mai del tutto a capo.
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  • Quaderni di traduzioni (LXXVII) luglio 5, 2022
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    Rainer Maria Rilke Nona Elegia ELEGIE DUINESIDa leggere ad alta voce Traduzione italiana di Giuliano Corti(originale tedesco a fronte)collaborazione di Miriam Ciprianiprefazione di Angelo Lumelli Monza, Edizioni Mille Gru, 2022 * Perché, se si tratta di passare il tempo della vita,come alloro, solo un po’ più scurodi tutto l’altro verde, con piccole onde sul […]
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  • L’età della ferita luglio 3, 2022
    Marco Ercolani Premessa Talvolta succede che un sogno sia il principale strumento capace di avvicinarci alla verità di un autore. Ieri, 7 febbraio 2022, rileggevo i Diari di Kafka e sentivo che ogni commento critico, per quelle pagine nitide e tragiche, sarebbe stato superfluo. Quella stessa notte sognai di essere un filosofo praghese, contemporaneo di … Con […]
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  • Allì Caracciolo su Ranieri Teti Maggio 25, 2022
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  • Dispositivi, recensione marzo 31, 2022
     Una bella recensione di Silvia Comoglio su TELLUS folio aS. Guglielmin, Dispositivi, Marco Saya Edizioni, 2022 
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     Stefano Guglielmin, Dispostivi, Marco Saya Edizioni, Milano 2022, euro 10,00     Quarta di copertina:   Questo libro evidenzia la centralità dei dispositivi nella nostra esperienza quotidiana, scegliendone alcuni di esemplari rispetto al poetico e alla salute. Essi si rivelano decisivi nella determinazione del soggetto che scrive e che vive, al punto da con […]
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  • Isabella Bignozzi su "Misura del sonno" di Federico Federici gennaio 17, 2022
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  • Il demone dell’analogia #52: Ramarro luglio 5, 2022
    «Una strana amicizia, i libri hanno una strana amicizia l’uno per l’altro. Se li chiudiamo nella mente di una persona bene educata (un critico è soltanto questo), lì al chiuso, al caldo, serrati, provano un’allegria, una felicità come noi, esseri umani, non abbiamo mai conosciuto. Scoprono...
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  • La cura è una forma di dolore: ‘La mischia’, di Valentina Maini (a cura di Omar Suboh) luglio 3, 2022
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  • Le ‘Memorie fluviali’ di Isabella Bignozzi (a cura di Annamaria Ferramosca) giugno 30, 2022
      In questo nuovo libro di Isabella Bignozzi,  Memorie fluviali (MC Edizioni 2022, collana Gli insetti a cura di Pasquale Di Palmo), il porre il significativo brano di Paul Celan in apertura e il ribadirne un memorabile altro verso in capo alla prima poesia,...
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  • Raúl Zurita, INRI : La salvezza del Cile attraverso la poesia (A cura di Annachiara Atzei) giugno 28, 2022
    INRI, secondo i Vangeli, è l’epigrafe posta sulla croce di Gesù. In quell’acronimo c’è il motivo della condanna, ma soprattutto, la presa d’atto di una morte violenta e il riconoscimento di un uomo che perde la vita. Raúl Zurita intitola così la sua antologia poetica, utilizzando un...
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  • Ribut: dialoghi, visioni e paradossi poetici giugno 25, 2022
    Sarebbe piaciuto ai grandi innovatori delle avanguardie questo libro scritto a più mani, miscellanea di poesie, immagini, musica, QR Code e messaggi profondamente sociali: si tratta di Ribut (Guida Editori), da un’idea di Marcello Affuso, fotografo e creativo a tutto oggi residente a Napoli....
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  • Finché mi regge la carta. Incontro con Francesco Balsamo
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          di Nino Iacovella   Cantare poesia, la voce lirica di Claudio Orlandi   Prendo il libro Il mare a Pietralata. Riguardo la dedica fattami da Claudio Orlandi: … Continua a leggere →
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