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l’odore della ruggine sulle spezzate corde vocali, al fumo perso nella veglia in speme di tua gloria, sul mio taccuino di parole annegate, che scorrono nell’apnea su di un vagone letto pieno, a passeggeri stranieri, me emigrante, al volo sul verbo, dall’essere passerella di reclame incompiuti solfeggiandoti appena con la mano sulla luna piena, alla tua fuga sul mio minuetto strozzato come il lungo collo di una bottiglia vuota, d’un profumo che ha perso essenza e spirito di ricreazione e più non scia, di scia in scia nei quartieri d’una tua memoria d’abat-jour, che accesa mi ricorda come ovale cameo d’un ritornello scenico di ballerinetta scalza, su di un siparietto da rivista, che aperto, come le mie gambe si chiude sulle gambe tue quando sceso, lo sguardo basso, non vede che un piede del tuo abisso sfilarsi dal corpo l’ultima parola della mia lettera alla tua bocca piena
….r.m., grande stupenda pagina..
mi ricorda il flusso di coscienza di tanta grande letteratura,
i particolari scelti sono pieni di grazia
ringrazio chi mi dimostra la sua costanza nel seguirmi lasciando una traccia sulle mie “cose”.
per me è importante …
ciao roberto, ciao massimo :)
C’è il ritmo dell’accumulazione, che non lascia spazio per la deviazione: e allora si rincorrono le immagini, fino allo ‘sfilarsi’ dell’ultima parola.
Un saluto grande.
z.
una scrittura in poesia del tutto particolare e sorprendente, mi piace come sai unsare la parola e come essa diventi pensiero – immagine
e poi hai un occhio molto attento alla scelta sempre originale delle immagini che ne fanno quasi un “prologo”
bella e molto
chicca
un omaggio alle mie commentatrici poetesse :)
con un grazie!
bello, o Rosadstrada!
Quasi antico ché al dì d’oggi son così realisticamente vieti (tanti) narratori e poeti.
Questo ritmo, questa scansione
quasi canzone
da sentirla in sussurro
risuona in un che di antico, ma le tue parole nelle conseguenze hanno l’armonio futuro dei verbi
@Ciao, Mario! :)
Ti ringrazio molto di essere approdato in questa mia scatolina scoperchiata.
Mi fa tanto piacere il tuo apprezzamento,
da fine cultore della parola quale sei, come creatore,
ed in quanto vecchio amico di blog, dai remoti ancestrali splinderiani che ci unirono.
Troppo buono con il mio scritto, che non è che un esperimento di prosa poetica, un tentativo…
un saluto grande e sentito, O Mastro Cartografo
:)
@ Benvenuta Antonellina-Morfea :)
è una gioia ospitare il fruscio setoso racchiuso nelle tue parole a commento di questa mia,
perchè tu mi parli in poesia, ed in un verso hai racchiuso il tuo concetto ed il tuo pensiero a sentire, come la penna sente sul foglio il suo scorrere.
abbraccio :)
“a passeggeri stranieri, me emigrante”
dal tuo solfeggio
una partitura del corpo –
grazie anche a voi, @lameteora e @setteanelli, per la lettura e l’attenzione. è un piacere che mi onora ogni vostra osservazione in traccia, qui, nel mio rifuglio sul livello del mare a tutti aperto :)