I fiati affilati di guglie
ascendono a liriche soglie.
Di voglie in faville riarsi
in umidi morsi sparsi
catena di gocce scioglie
in punte di rocce le braci.
E tace nell’elica dei baci
la voce in nodi tra i sensi
che in brividi di marmo densi
scende sui palmi tesi
pallidi di soffitti stesi
in bianchi affreschi immensi
quando una anima gentile bussa alla porta della tua casa
la rima sgorga potente come una cascata e non c’è scusa
devi scrivere qualcosa di sublime che sia ben più di una rima
versare nel calice il miglior vino che hai serbato in cantina
e come un naufrago nel mare in tempesta giungere alla riva
e capita l’antifona imparare a vivere come una formica
senza dimenticare di esser stato una cicala nella vita prima
o di aver tessuto come un ragno sopra un fiore la sua tela
di essere stato di fronte bello dritto davanti a una platea
senza mai rinunciare puoi girarci alla bizzarra idea
facendomi cullare al tromonto dal lieve sciacquio della marea
ritrovandomi non a caso a dormire tra le braccia di una Dea
sollevando sempre in alto del mio mondo la bandiera
e nel secolo scorso amando una donna mala trovai la poesia
poi la fama il denaro la gioia la morte la malattia e così via
e di nuovo da capo la musica che vince sopra ogni malinconia
o Sunitha tu potresti danzare anche in un campo di periferia
coi Gitani del mondo perduto volteggiando porteresti allegria
perchè sei magica ed il tuo compito è mostrare ai tristi la via…
Bob
1994
In questa rivelazione, l’alchimia del senso, negato alla mia voce,
cerca un varco tra le parole scritte per sciogliere
l’inizio, o la fine,di un sogno.
Serve una spiegazione ?
E c c o l a s p i e g a z i o n e
Sul bianco e nero della grande schacchiera,
sul pavimento della stanza sta l’origine dell’incanto.
Tempo fa, durante la Luna quando i cavalli perdono il pelo ( ma non il vizio ), venni per la prima volta, da solo, sbucando dal buio di Vico Angeli, come un gatto, sul selciato trafitto da un raggio di lampione. La partita che cominciò quella sera sulla grande scacchiera non è mai terminata cos“ questa sfida irrisolta è rimasta lì appesa al soffitto come un fantasma dando vita, col tempo, agli umori di una magia che tuttora perdura. E’ un sortilegio, una sorta di magnetismo che produce attrazioni e spinte alterne e volubili come le spire dei pianeti, costanti o mutevoli a capriccio dei segni nella volta dei cieli. E’ un incantesimo scaturito dal suolo dove sta il gioco della guerra ricoperto dalle immagini del mondo, sparse alla rinfusa sotto una piccola mongolfiera di luce.
Ho viaggiato molto da allora e siccome non conoscevo la strada ho girato in tondo seguendo il flusso del tempo, in quest’andare sono ritornato ancora giungendo da un viaggio tanto lungo sulla terra quanto amaro dentro per il sale della sconfitta : ero di nuovo libero. Mi fermai per poco, giusto il tempo di capire che qualcosa era rimasto lì, come dimenticato, la prima volta. Un sentimento galleggiava a mezz’aria e si muoveva fluido in tutte le direzioni : chiunque avrebbe potuto esserne colpito, inconsapevolmente. La ragazza coi capelli neri, satura di questa sensazione, trafiggeva gli occhi con gli occhi e sembrava sul punto di esplodere il desiderio come una bomba. Non mi sembrò prudente tentare di disinnescarla anche perchè ero io stesso agitato da’un’ebbrezza che mi procurava, la notte, sogni diretti verso le zone pericolose e proibite del quadrante D1 della scacchiera. Cosìme ne andai, ramingo lungo il fiume dei giorni ancora per un poco, rotolando le mie ossa sulle coltri rubate al sonno dei cani, nelle fredde notti della Luna quando i castori vanno a dormire. Fu allora che la regina nera azzardò una mossa ben congeniata, mi strinse in un angolo prendendomi di sorpresa durante il sonno, mi mise sotto ripetuto scacco finchè non trovai scampo in un arrocco Sfiatai, braccato e per salvarmi in corner mi ributtai per strada proprio come un pallone, sgonfio, perciò rimbalzai male, qua e là, rimanendo a volte abbandonato in un angolo per giorni : ero ancora libero. M’illusi che nel frattempo fossero scomparsi anche gli effetti collaterali dell’anatema tanto che, come un loop che ciclico riprende, risalii a poco a poco le scale d’ardesia che portano alla casa sotto il tetto. La Luna in cui fioriscono i peschi mi trovò lì, catturato a mia volta dal disegno, prigioniero della calura e schiavo della Regina bianca. Non uscivo, non volevo più muovermi, la fattura era in pieno effetto. Inevitabilmente m’innamorai di lei, in silenzio, come ora, in segreto : seguendo la sua sagoma nel buio, spiando le sue mosse sulle caselle. Tristemente mi avvolse la consapevolezza della mia follia : non ero un pezzo degli scacchi ma una consunta carta dei tarocchi e ciò non rientrava nelle regole, non avevo nessuna chance. Lei uscì di scena per attraversare il mare e raggiungere il re ed io, da buon giullare, feci l’inventario delle mie fantasie accatastandole lì sopra un mobile. Per sei giorni solitari fui il guardiano di quella dimora che mi avvolgeva come un guanto, rimanevo per ore sul letto della ragazza coi capelli biondi cercandone l’odore con il naso sulle lenzuola, ero vittima di una strgoneria, ero troppo vicino, ero dentro la scacchiera, nel cuore della magia. A fatica ruppi l’involucro e scivolai fuori appena in tempo per vedere i pezzi tornare al loro posto. Vagai nel nulla, avevo una musica nella testa che mi teneva compagnia, scivolai via come un copertone sull’autopista : ero di nuovo libero ? Altri occhi, altri giorni, giravo al largo prendendo tempo, musica e testo bymyself, svernai ad ovest sul mare, con un vecchio amico che adesso non c’è più, badai a bere ed un pochino dimenticai…
L’anno finì ubriaco di nuove illusioni, la poesia sbiadiva dissolvendo in grigio su falsi amori da cartolina ed io pure scoloravo in giro lasciando macchie di sospetta tranquillità sugli orli delle giacche. Mi sentivo avulso, isolato, fuori dai giochi, sguazzavo rilassato in un limbo amniotico dove non esiste il desiderio, ero amore platonicamente puro: “roba pesante” da Iperuranio mondo delle idee o giù di lì. Ad ogni buon conto l’armonia non pu˜ durare in eterno, anzi a lungo andare stanca e forse il mio sentiero cantato era talmente aguzzo di pietre da deviare comunque il mio cammino ai voleri del mio sogno. Non ricordo come fu, ma so per certo che quando sorse la Luna che corrisponde al principio del Ramadan per gli arabi ero di nuovo sul luogo fatato, come se niente fosse. Nulla era cambiato: stesso gioco, stessa partita. Solo allora mi resi conto di quanto fosse importante la mia presenza ai fini delle ostilità: lo schieramento dei neri ne diede immediata dimostrazione attaccando senza esclusione di colpi, giocando a scambio di pezzi e sacrificando case importanti nel tentativo di penetrare la fitta trama ordita dalla campionessa della Scuola Siciliana. Fu uno sforzo vano che trasformò l’assalto in un assedio disperato alla fortezza della casata chiara e alla fine si risolse in un inutile massacro. Fu nel momento dell’azione, nel fragore della battaglia, fu allora che la rividi. In una nuvola di fumo stava, immobile e severa, la bellissima Regina immacolata, furente e luminosa, guidava i suoi prodi, con modi bruschi, dal bordo del quadrante B3 : so che nessuno avrebbe mai osato disobbedirle. Neanche io,
che intanto restavo a guardare, come al solito, aspettando chissà che cosa. Sorseggiavo mate e consumavo hashish osservando ispirato, l’Evo della guerra stava terminando e io ne cantavo le gesta. Ritrovai il mio troubar e la mia antica passione cavalleresca tanto che prima di scivolare fuori dalla scacchiera nuovamente riuscii anche a giocare un paio di mosse in vece dell’equino nero che nel frattempo aveva bisogno di pisciare. Nulla di entusiasmante, certo, ma quanto bastò per far inferocire la Sovrana bruna che comprese, vedendomi tra le sue fila, l’impossibilità, definitiva, di catturarmi. Perciò mi fece ambasciata convocandomi al suo cospetto in modo che io potessi rendergli conto del mio comportamento poco ortodosso : non era più previsto un mio intervento, tanto meno in una fase così delicata, inoltre non poteva passare che io cercassi così spudoratamente di insidiare la sua temibile avversaria. Ne conseguì l’esilio forzato, l’allontanamento coatto irrevocabile, la scomunica. Ero di nuovo off-side, all’esterno, l’avevo scampata un altra volta: ero libero ? Non feci tempo a cantar risposta che non lo ero già più. Altri giorni, altri luoghi, ben poca magia fra le dita e una nuova storia improvvisata, giù lungo la piena delle ore a venire. L’onda si placò a tal punto, si chetò, la marea si ritirò negli abissi, che ne era della tempesta ? dov’erano i venti furiosi che soffiano costanti come gli alisei sul fuoco della mia anima ? Le vele erano in resta ormai da settimane e sul mare regnava una calma piatta come il sonno di un bimbo, divenni bonaccione anch’io e andando pigramente alla deriva mi ritrovai catturato nella rete, annaspai indeciso e zac… fatto, fui preso, anzi, quasi fritto. Dalla brace dell’ascesi mistica alla padella della convivenza terrena il passo fu breve, ma assai ripido; perciò mi arrampicai, caddi, mi rialzai e, infine, a fatica, scavalcai il bordo metallico per lasciarmi scivolare giù dentro l’olio bollente. Mi parve un buon rimedio contro il freddo invernale che s’avvicinava e pensai che forse questa cottura mi avrebbe anche liberato definitivamente dal malocchio cos“ a lungo sopportato. Così pens
ando mi distesi cominciando a galleggiare sulla schiena nella cosiddetta posizione del morto finchè, senza quasi accorgermene, venni traslocato in collina insieme a tutte le altre stoviglie. Nella casa nel muro dove mi avevano portato non c’erano scacchiere, nè grandi nè piccole, non ve ne erano sul pavimento perchè c’era la moquette e tantomeno sul soffitto. Io badai bene a non cercarne altrove perchè ero sicuro che il vedere anche solo un paio di quadrati bianco e neri a distanza ravvicinata mi avrebbe dato i brividi.
Mi dedicai così al domino, al tresette col morto (sempre io) o anche senza, al ramino shakerato, allo scopone elettronico e al giro dell’oco giulivo. Praticai l’azzardo, il lotto, studiai sistemi per il toto nero e consultai la cabala per azzeccare i vincenti o almeno i piazzati alle corse , insomma, feci tutto il possibile per dimenticare la strana esperienza che avevo vissuto a causa del gioco più antico del mondo. Se fossi riuscito a cancellare dalla mia memoria il fascino di una apertura all’inglese o l’ironia del tranello beffardo che conosce il barbiere, solo se fossi riuscito a confondere i nomi dei pezzi e avessi misconosciuto i loro movimenti, solo allora, mi dicevo, la magia sarebbe morta. Ma altrimenti ?
Ero nel vuoto, nell’assenza, l’illusione prese il sopravvento e l’olio cominciò a friggere nella padella, stavolta non barai, non saltai fuori, ma cominciai a girare nella padella stoico come un cucullo, non si ricordarono di rivoltarmi cos“ cominciai a bruciare e in breve mi carbonizzai diventando immangiabile.
….12 anni dopo :
la musica reggae filtra oltre la porta e dolce mi avvolge come un guanto si è fatta sera nel tempo in…
….12 anni dopo :
la musica reggae filtra oltre la porta e dolce mi avvolge come un guanto si è fatta sera nel tempo in cui sfioriscono gli ardori estivi per dar vita a nuove passioni lanuginose.Il suono si spegne e si sente un allegro vociare poi il basso riparte e via di nuovo tutti insieme in compagnia, la penna si inceppa si rifiuta di scrivere bene il mio pensiero che sbava linee di inchiostro fuori dalla stilo bic sulla carta, il suono cambia e diventa un wahwahnte blues veloce ma mi inganno già sfuma in uno pseudo flamenco struggente Dindo canta come un lamento di un viandante come il grido di un poppante o la supplica di un condannato a morte e questa vibrazione un pò triste mi fa pensare di non essere mai nato ma di esistere da sempre in maniera spesso latente talvolta convincente come in un invisibile stile di perenne latitante da un passato ingombrante vivendo un poetico presente in attesa di un futuro ineluttabile che neanche lo scibile più forbito saprebbe spiagare tanto vale lasciarsi trasportare dalle note come un aquilone di emozioni al vento tra le nubi o la chiglia di un vascello alla deriva sui frangenti nel vasto mare e smettere di contare i soldi le donne le tasse da pagare i colpi bevuti in una sera le canne sfumazzate in smodata maniera le cadute di stile causa sbornia le arie altisonanti di poeta con la cetra rotta ma con un anima forgiata col segno di un cosmico disegno di una presunta sconfitta o di una incosciente conquista quello che per sbaglio noi chiamiamo destino senza capire che alla corte dellla sorte la maestra delle cerimonie è la morte e il diavolo suo consorte agita la coda in nostro onore mentre i suoi zoccoli di caprone danzando alzano una gran polvere, quella che ti sniffi nei cessi di una discoteca di periferia ai margini di una metropoli nevrotica dove l’unica logica che resiste è quella della violenza e dello psicosadismo in un assenza di pazienza atavica nella stanza sgombra che abbiamo al posto della mente che apprezza soltanto apprezza le curve conturbanti di una commessa o le proto nudità delle veline di striscia la notizia le botte in gradinata la fidanzata racchia griffata un auto sportiva euro 4 il golf di cachemire quando si va a vela perchè per i signori è perfetto il sistema fiore all occhiello per le cene di gala ma è a noi pezzenti da 10 euro al giorno che appartiene la strada il verso nel senso di direzione il ritornello di una nuova canzone l’incipit di una poesia lo stillicidio vivido di una ferita nell anima un bel accordo di maggiore settima piu’ le stigmate di Gesu’ in persona un movimento elegante in ricordo della perduta la ricerca costante di verità e di giustizia e di quell’utopia per cui tutti noi lottiamo che si chiama libertà e che si paga con un mutuo vitale di esistenza l’affitto di una coscienza geneticamente modificata una sosta in autogrill sull’autostrada per un caffe’ un panino una pisciata una giocata al lotto una scrostata alla vernice metallizzata della carrozzeria della fuoriserie del tempo senza fermarsi un momento per pensare cosa c’è sotto impegnati come siamo a produrre consumare autodistruggerci e crepare pregando ognuno il proprio dio (che è pur sempre il denaro) per l’assoluzione dal peccato carnale veniale omissivo alla catena di montaggio del gioco al massacro del catodico vortice mediatico dove uccidere ubriachi un passante inconsapevole non è piu’ reato, speriamo almeno che nell aldilà ci sia un giudice severo che valuti senza ovvietà quello che è stato e quel che sarà quando faremo da concime a una pianta. E dai su non fare quella faccia che lavorare stanca e quelle occhiaie da branco che ha appena seviziato nel parco la ragazza della porta accanto tu modello impiegato della ditta dello stato tu imprenditore blasonato cavaliere del lavoro decorato che non sei mai uscito di casa con un completo sgualcito ma sempre co un bel doppiopetto grigio il tuo colore preferito. Eh bè direte -dove vuoi andare a parare- io rispondo -il verso libero è servito! perchè come si dice a roma er fero va battuto finchè è cardo- è come la pulce nell’orecchio un tarlo nel cervello un chiodo fisso il rovello eterno che sul piu’ bello disegna una mappa a carboncino a guisa di labirinto sottovuoto spinto come pesante fardello mentale fragile attitudine di un uomo bagaglio a mano in viaggio interstellare verso il mondo iperuranio dove ogni cosa ha il suo significato la sua posizione il suo nome perchè di norma che quando stai bene non puoi stare male e viceversa ma se sei inquieto e pensi che la partita sia persa o terminata non disperare perchè puoi sempre infilare una moneta nel cattojukebox subliminale scaricare un plagio in mp3 dalla rete filmare uno stupro col cellulare o spararti un bel talk-show in prime time con annesso sermone sul sociale che ti preserva dal dubbio delx 3 x 2 al supermercato offerta di cibo dei cinesi contraffatto avariato già scaduto da anni mentre bambini dagli occhi mandorlati lavorano 14 ore al giorno in sudici capanni fin dall età di 5 anni e si muore del taglio di atropina nella coca di marocchini malvagi o di lavoro nero nei cantieri dei capolarati in mezzo a un mondo che si autodefinisce civilizzato teknologicamente avanzato perchè si va nello spazio si vuol creare la vita con le staminali ma in verità è solo guerra infinita le bugie degli americani e l’ortodossia integralista, e se per caso ti sembrerà strano quello che scrivo non aver paura è solo un flusso di coscienza imbizzarrito che non dà nulla per scontato perchè il risaputo è marcio dal principio e l’immaginario collettivo è ammuffito perchè ti dico tu credi sia tutto vero perchè vedi a colori quello che prima vedevi in bianco e nero ma il momento è cupo , fatale, il nostro pianeta sta andando a male.
Io per salutarlo bene prima che finisca faccio delle donne la bellezza la mia unica musa fuori dai canoni consueti e con la musica dolce con cui ho cominciato questa mia rima sincera io vi dico arrivederci, spero, a primavera.
bob Q
La penna ora tace forse riposa sogna e le immagini nella mente sono solo una scusa per rimandare ancora a domani ogni cosa e questo silenzio forse aiuta a ritrovare il bandolo della matassa perduta nell’Horror vacui di vecchie cianfrusaglie alla rinfusa nel vortice immacolato di una bocca di cui agogno i baci dopo una bella bevuta di rosso succo d’uva eventuale caduta qualche ammaccatura ma senza paura la terra è dura ma ogni tanto bisogna pur abbracciarla e toccarla per capire di esistere ancora nel dolore, cosa di poco conto, e nel rialzarsi con la forza dell’amore e andare nel mondo fuori da se stessi e vivere per sempre liberi dalla noia e dalla monotonia cantando a squarciagola nella via la notte è scura ma un fuoco la rischiara nella metropoli o nella landa desolata di un identità perduta non chiedermi però come sarà il futuro io ci sarò e terrò duro di sicuro con forza vitale e occhio sincero di carne zoppa e spirito fiero.
Alito di pensieri.
respiro "profondo"…..
pronti?….VIA
primo video da inspirare a schermo intero….buon volume….in relax
http://www.youtube.com/watch?v=00fx52mE5Is&feature=related
secondo video da espirare nelle stesse modalità del primo
http://www.youtube.com/watch?v=zlfKdbWwruY
Bella gatta da pelare questa Psiche……
io la voglio sentire così……
http://www.scienzaespirito.it/files/pnei_s&c.html
Da queste ricerche applicate si ricava una formula…….LOL2A……tratta dal libro scritto dall'economista ed informatico Renè Egli…."Il Principio LOL2A"…..
Otto Von GhiandolaPineale
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