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Le daremo un nome
che suoni muto.
Che non si perda all’orgia
dei pentagrammi.
Che non batta fra denti e labbra
nei palati già umidi di parola
(fra le arcate
voce
che gola strozza).
Chiuderemo a chiave la nota:
che suoni muta
incastonata
fra il pilastro delle dita
e la cornice della bocca.
Contrapposti.
Muti e casti.
Pubblicata sulla rivista "Massoneria" , numero speciale di "Capitalismo" (editoria indipendente) .
cosa aggiungere a tanto asfaltorosa. baci,massi
lontana dai clamori, che non sia fuoco di paglia…hai la giusta lentezza, la mia eccessiva compulsività non avrebbe potuto, brava
:-)
esempio di ricercatezza. di pura essenza. preservare ciò che è di più sacro. asciutta, efficace e pertinente la presentazione in voce.
Non cito un verso. Me la abbraccio tutta. Geniale.
Elia
di poesia non mi intendo una cippa.
ma la voce è famigliare.
potrebbe essere quella di mia nonna da giovane, o di qualche amico dei miei posti, dove si parla ligure e lento.
il mutare dei suoni, siccome dei significati – o meglio delle chiavi di violino di lettura – alla parola, m’ha fatto immaginare una sillabazione del silenzio, come quella volta che tu vendi_casti un prezzo da pagare al pentagrammo troppo alto per la roba o che sol_casti navigata una nota scritta sul dorso del mare.
insomma, intrigante questo volo a contr’apporre la parola silenzio al senso del p’alato.
peccato che col 56k non riesca a sentire l’audio…
sono contenta di essere capitata qui, a respirare aria di grande poesia.
e sentire musica di parole.
:-)
bella. anche l’audio. brava
molto molto bella.
chiederemo i numeri dei suoni
diremo anche noi a volte ci incantiamo.
così come incanta questa bella tua.