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flussi, foto, genova, natura, percezioni, poesia, versi, versi poetici, voce interiore
click : primavera nelle creuze
Un bacio ad apparir bocca beata di un cobalto per tetto illuminato soffitto di cielo rovesciato nella sabbia di un deserto contenuto fra il margine di vetro in clessidre mio corpo tempo-spazio oro isolato di sole nascosto imperfetto silenzio bianco nido di carne per inchiostro o schizzo rapido pennello sconosciuto sulle rose di un vaso a centrotavola ricamo sopra il lino di un sudario ci staresti sai in un quadro verticale nella tazza ad inzuppar risvegli
brillante, esuberante…senza punteggiatura, come la primavera sbarazzina
fresca e frizzante … concordo con Max
Grazie a te per queste tue parole così generosamente offerte a tutti.
Una meravigliosa istantanea in fluenti meccanismi di parola.
Elia
quella strada mi sembra di conoscerla, le tue parole assolutamente belle come sempre. baci, massi
Il mio mondo è sempre pieno di suoni
di passi incerti che inseguono la notte fino in fondo
del tonfo sordo quando cado lungo sul selciato senza un lamento
lo schiocco nel cervello di un idea bislacca a buon mercato
e poi la cassa e il rullante e vado via scivolando sul filo sottile della fantasia allegro ma non troppo mai sazio mai e la mia vertigine sbronza sibila elettrica perdona l’unto della sciolina sulla lingua quando parto nel mio monologo delirante contro un muro di gomma invisibile ed è come l’articolarsi di un idioma impastato dal vino incomprensibile confondendo l’ora con il minuto secondo
mentre svanito invano scruto tutto intorno in cerca di aiuto
ma c’è solo il vuoto e lo spazio e il tempo si dilatano
le mie parole inciampano come me si incrinano si spezzano
e con un fragore di cocci rotti nel vicolo si frantumano
e la gente non capisce niente ma va bene così
perchè anche se svalvolo mi dice sempre di si
quando il senso sfugge c’è solo un bip di censura
a coprire gli insulti un brusio di folla con la bava alla bocca
L’armonia è delle celesti sfere immutabili
con la musica del cosmo ti devi intonare senza + alibi
e la lamina dell’ancia sottile dell’anima far vibrare
dare fiato ai polmoni facendo uscire tutta la tua voce
la sirena di una nave che esce dal porto
il rombo di un’aereo che decolla
lo stridere del gesso su una lavagna di ardesia
il ticchettio della pioggia in un giorno grigio di noia
i gridolidi sqillanti di una ganza e vanesia
i bambini che giocano in cortile un vecchio seduto su una sedia
la marcia trionfale che la banda suona x strada
la sciaquio dell’onda sull’arenile
l’assordante rumore delle bombe kamikaze in Palestina
lo scrosciare dello scarico della fetida latrina del pianeta
il sottile mugolio di piacere di una bella donna
e poi l’esplosione di allegria in una festa
l’apoteosi fragorosa di uno stacco di orchestra
e quella melodia sempre in testa sempre diversa
sempre la stessa e le dolci note di chitarra
della mia poetessa prediletta
che mi apre il cuore col silenziatore
e con trillio di campanelli fa entrare l’amore
un anonimo ammiratore
bel flusso anche qui. mi piace l’idea del corpo tempo-spazio, ma anche nido di carne per inchiostro, avvolto da sineddoche di foglio (silenzio bianco, rafforzato dall’astrazione astrale de “isolato di *sole*”).
inzuppar risvegli. già…